Quasi mille firme per dire no al rigassificatore

Presentate in Regione dai Comitati Monfalcone Pulita, Cittadini per il Golfo e Meetup Monfalcone 5 Stelle

È stata depositata in consiglio regionale la petizione promossa dal Comitato “No rigassificatore - Monfalcone Pulita” di Monfalcone, dal Comitato “Cittadini per il Golfo” e dal Meetup “Monfalcone 5 Stelle”, con cui quasi mille firmatari hanno domandato che «a Monfalcone non venga costruito alcun rigassificatore, perché incompatibile con la delicata situazione ambientale del luogo, perché sommerebbe altro inquinamento a quello già esistente – in parte determinato dalla massiccia presenza industriale nella città – a causa del quale la popolazione, con i propri morti, ha già pagato un prezzo troppo alto, e perché costituirebbe un inutile sperpero di risorse pubbliche».

La petizione è stata appoggiata da Ilaria Dal Zovo, consigliere regionale del M5s, che ha accompagnato i rappresentanti dei comitati dal presidente del consiglio regionale, Franco Iacop, per la consegna formale delle firme. L’istanza sarà ora trasmessa alla commissione consiliare competente, con la richiesta alla Regione di opporsi alla costruzione a Monfalcone del rigassificatore per cui la società SmartGas è in attesa del parere definitivo del ministero.

Il responsabile del Comitato “No rigassificatore”, Claudio Martin, ha ricordato il referendum del 1996 con cui il 62% dei monfalconesi si espresse contro la costruzione di un rigassificatore nella zona antistante al Timavo. Martin ha spiegato che l’impianto avrebbe ricadute sul litorale compreso fra Trieste e Grado, «con l’effetto di stravolgere un ambiente naturale appena ricostruito dopo gli scempi industriali degli anni ‘60 e ‘70, e dove ora sono presenti interessanti esemplari di avifauna. Si snaturerebbe inoltre il sito in cui sono localizzate le tracce dell’antica fortificazione militare veneziana di Belforte e saebbe vanificata la bonifica del sito dei Bagni di Monfalcone di Lacus Timavi, prima pesantemente inquinato e ora restituito alle cure termali dopo un investimento di oltre 8 milioni». Sul tappeto infine l’eventuale utilizzo di fondi pubblici per la costruzione di due dighe necessarie all’attracco delle navi metaniere, «lavori che modificheranno la geografia del territorio e dei fondali marini con grave pregiudizio per la riproduzione di buona parte della fauna marina e quindi con un danno all’intera catena biologica marina». (d.d.a.)

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