Quindici anni di promesse politiche tradite

Messi in un angolo e sommersi di fischi a ogni primo, timido tentativo di attribuire un qualsiasi connotato politico alla manifestazione anti-Ferriera del 31 gennaio. Non hanno avuto vita facile i politici che domenica hanno aderito al corteo dei 4mila contro le emissioni dell’impianto siderurgico di Servola: gli esponenti di Fratelli d’Italia, Destra Sociale, Movimento 5 stelle e indipendentisti hanno scontato, loro malgrado, le “colpe” di 15 anni (per tenersi stretti) di promesse mancate, proclami e clamorosi dietrofront da parte della politica triestina e non sul tema Ferriera.
Basta dare un’occhiata ai titoli apparsi sul giornale negli ultimi due decenni (con chiusure e riconversioni annunciate o date addirittura per acquisite nel giro di pochi mesi), per capire il livello di esasperazione raggiunto dai cittadini nei confronti di qualsiasi partito politico, destra o sinistra che sia, su questo tema. Ma è anche interessante vedere come la sensibilità degli stessi triestini nei confronti dell’impianto si sia completamente rovesciata, se si pensa che nel 1994 ci fu un’analoga mobilitazione popolare con migliaia di triestini scesi in piazza, però, per difendere (cosa impensabile al giorno d’oggi) lo stabilimento e i lavoratori.
Tornando ai tira e molla della politica, già nel 2001 l’allora presidente della Regione, Roberto Antonione, (che al corteo del 1994 aveva difeso a spada tratta la Ferriera, cambiando poi idea), ipotizzò una chiusura dello stabilimento entro vent’anni. Nel 2003, dopo il sequestro dell’impianto da parte della magistratura, si arrivò alla firma di un protocollo d’intesa tra il ministro Matteoli, la Lucchini, la Regione e le istituzioni locali per la dismissione entro il 2009. Un chiodo fisso, quello della chiusura della Ferriera, che è stato più e più volte ribadito anche dall’ex sindaco Roberto Dipiazza nei suoi 10 anni di mandato, nel corso dei quali ha definito lo stabilimento «un cancro da estirpare» o «un cadavere senza futuro», con tanto di ultimatum all’azienda, finiti, però, in un niente di fatto.
Nel 2008 anche Renzo Tondo, in corsa per succedere a Riccardo Illy ai vertici della Regione, indicava la chiusura e riconversione della Ferriera come «una priorità» della futura giunta.
La “deadline”, però, nel frattempo è slittata prima al 2013, grazie all’Autorizzazione integrata ambientale concessa, a fine 2007, dalla giunta Illy (lo stesso che, da sindaco, nel 1999 parlava di una risoluzione ai problemi ambientali della Ferriera entro il 2000), e poi al 2015, data in cui la chiusura della Ferriera viene data praticamente per certa. In questi anni, i proclami, gli sforamenti, le ordinanze anti-emissioni (l’ultima, emessa dal sindaco Cosolini, risale a novembre scorso) sono proseguiti ciclicamente. Dopo i vari avvicendamenti societari e l’arrivo del Gruppo Arvedi, nel 2015 la giunta Serracchiani ha concesso l’Aia per un altro decennio. Con buona pace dei servolani.
©RIPRODUZIONE RISERVATA
Riproduzione riservata © Il Piccolo








