Reddito minimo, l'M5S sfida la governatrice

TRIESTE Il Movimento 5 Stelle tira dritto sul reddito minimo garantito (Rmg). Il consigliere grillino e primo firmatario Cristian Sergo ha illustrato ieri la proposta alla terza commissione del consiglio, presieduta dal democratico Franco Rotelli.
«Abbiamo volutamente evitato di definire anticipatamente i mezzi con cui si raggiungerà la copertura finanziaria del Rmg - ha detto Sergo - perché vogliamo che siano condivisi in modo ampio dal Consiglio. In altre occasioni, mettendosi attorno a un tavolo, si son trovati fondi per operazioni meno urgenti di questa. Far sì che il reddito minimo diventi realtà o meno dipende soltanto dalla vostra volontà politica». Almeno a parole, quasi tutte le forze politiche concordano con lo spirito dell’iniziativa. Anche perché, almeno per l’opposizione, offre l’occasione per attaccare la giunta, che del reddito minimo aveva fatto una delle sue bandiere in campagna elettorale.
Alla richiesta di «una scelta politica», però, oppongono forti perplessità sulla sostenibilità finanziaria. Difficile per ora immaginare quale sarebbe il costo effettivo della misura: una stima approssimativa di 50 milioni annui, circolata in questi giorni, calcolatore alla mano appare poco realistica. Il giorno dopo la stroncatura del progetto grillino da parte della presidente Serracchiani, la consigliera Pd Silvana Cremaschi ha dichiarato: «La proposta in sé è condivisibile, già ai tempi della giunta Illy si pensò a una misura similare, il reddito di cittadinanza. Però non si può procedere senza sapere dove trovare i fondi e senza tenere conto di quanto si spende attualmente nelle politiche di sostegno e inserimento nel mondo del lavoro».
Il capogruppo di Ncd Alessandro Colautti ha infilato il coltello nella piaga: «Credo sia un errore da parte di Serracchiani bollare come propagandistica la proposta del M5S sul reddito minimo garantito, quando invece il Pd, paladino del reddito di cittadinanza, dovrebbe entrare nel merito per rivedere tutto il sistema del welfare». Colautti ha argomentato ricordando che il Pd prevedeva misure simili nella sua campagna elettorale: «Ora Serracchiani, nei fatti, dà ragione a noi che su questo tema avevamo a suo tempo esposto due ordini di perplessità, uno relativo al timbro eccessivamente assistenzialista della proposta, l’altro relativo all’insostenibilità economica, condivisa ora anche dalla presidente della Regione».
Colautti ha poi invitato la maggioranza a chiarire se il reddito è «archiviato» o se la proposta targata M5S sarà discussa seriamente in aula. Giulio Lauri di Sel ha affermato: «Il Rmg è necessario ed è un punto qualificante del programma del centrosinistra in Fvg, ma, o si quantificano le risorse necessarie e si indica dove reperirle oppure è propaganda». Secondo Lauri il limite di 36 mesi, poi, non risolve i problemi economici dettati dalla precarietà del lavoro. «Non solo non sono quantificate le risorse necessarie per la sua erogazione, ma non è neanche prevista una mappatura degli interventi sulle povertà già messi in atto da Regione e enti locali per pianificare un coordinamento ed evitare sovrapposizioni».
Mara Piccin della Lega Nord ha bocciato la proposta su tutta la linea: «Il Rmg è insostenibile economicamente e sbagliato concettualmente: incentiva la disoccupazione e il lavoro nero, e non garantisce affatto l’equità sociale». Secondo la consigliera «al netto della propaganda, è chiaro che la copertura finanziaria per il Rmg non c’è». Secondo Roberto Novelli di Forza Italia l’iniziativa pentastellata è «appesa lì, senza tener conto dell’attuale sistema di welfare»: «Penso ad esempio all’abbinamento dei centri per l’impiego, che oggigiorno registrano tassi di efficienza molto diversi da zona a zona. Un’idea simile si può mettere in campo soltanto nell’ambito di un ragionamento complessivo sul sistema di assistenza». A chi contestava un carattere assistenzialista alla proposta, Sergo ha risposto: «Non si tratta affatto di un sostegno universalistico e vincola chi lo ottiene a determinati obiettivi e obblighi», ovvero l’inserimento nei percorsi previsti dai centri per l’impiego. Il dibattito prosegue. ©RIPRODUZIONE RISERVATA
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