«Ridotto l’insegnamento delle lingue, corso di francese imbarazzante»

Non finisce qui la denuncia dello studente Aggiunge: «In una facoltà per sua definizione internazionale o votata all'internazionalità, l'importanza dello studio metodico delle lingue, pensato e...

Non finisce qui la denuncia dello studente Aggiunge: «In una facoltà per sua definizione internazionale o votata all'internazionalità, l'importanza dello studio metodico delle lingue, pensato e strutturato su scadenze a medio-lungo termine, è fondamentale. Ebbene, tra corsi di lingue extraeuropee tagliati (Arabo ridotto ad un corso propedeutico di 30 ore), approccio alla seconda lingua europea (il francese) oggettivamente imbarazzante, tanto che la percentuale di respinti o non ammessi agli esami Francese I e II è spaventosa se paragonata a quella di materie dal carico di studio attorno alle 3000 pagine, valutazioni dell'apprendimento discutibili, la trebisonda è presto smarrita. Tornando sul francese è bene sottolineare, anzi segnalare, come, a fronte di una debolezza di fondo della didattica, si pretenda una risposta dello studente sproporzionata a quanto gli è stato offerto. Vi sono numerosi casi di lauree posticipate di mesi (ad un costo sociale, e non solo, pesante), per bocciature nelle prove di dettato o di conversazione, quanto queste stesse prove sono solo marginalmente illustrate durante i corsi. Non si fa di tutta l'erba un fascio, ma dubito fortemente che qualche iniziativa, benché pianificata con sentimento, dell'associazione della Francofonia o le sparute visite di ospiti francofoni possano, in qualche modo, compensare alla mancata ristrutturazione dell'insegnamento della lingua d'Oltralpe. Il parossismo, si aggiunge, è raggiunto nel corso di laurea magistrale, nel quale matricole di altri atenei si ritrovano abbandonati a se stessi nel colmare il deficit linguistico che, si sottolinea, non è neppure loro negligenza, nel bando d'ammissione non viene specificata una conoscenza minima della lingua francese per accedere agli ultimi due anni di studi (mentre sono ampiamente celebrate le astruse categorie del problem-solving, dell'open-mind, della curiosità intellettuale, della forza di volontà, tutte cose splendide ma che, ahimè, non aiutano granché in una dissertazione in lingua straniera). È ora di smetterla di addossare continuamente la colpa allo studente, in posizione di inferiorità. Gli esami di coscienza dovrebbero esistere per tutti».

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