Rivolta a Cervignano: giù le mani dal pozzo

I residenti delle vie Demanio e Sarcinelli minacciano azioni legali: «Il Comune vuole acquisirlo per darlo in gestione al Cafc facendoci pagare bollette salate»
Di Elisa Michellut
Bonaventura Monfalcone-13.03.2014 Questione dei pozzi-Terranova-foto di Katia Bonaventura
Bonaventura Monfalcone-13.03.2014 Questione dei pozzi-Terranova-foto di Katia Bonaventura

CERVIGNANO. Sono decisi a portare avanti la loro battaglia e minacciano azioni legali nei confronti del Comune e del Cafc. «Andremo avanti fino in Cassazione, se necessario. Le spese legali non ci spaventano, siamo in tanti. Divideremo la cifra. Il pozzo deve restare nostro».

I cittadini delle vie Demanio e Sarcinelli non vogliono rinunciare al pozzo di quartiere, attualmente gestito, sotto forma condominiale, direttamente dai residenti. È iniziata una raccolta di firme e si è costituito un comitato. «L’amministrazione – spiegano i rappresentanti del comitato – vuole acquisire il pozzo, ad oggi gestito dagli abitanti delle vie Demanio e Sarcinelli, tramite l’amministratore di condominio, per darlo in gestione al Cafc. Dopo trentacinque anni dalla realizzazione della lottizzazione, vogliono toglierci il pozzo di quartiere. Le bollette saranno sicuramente più care e non vengano a dirci che non sarà così. Abbiamo ricevuto comunicazione tramite l’amministratore di condominio. Non siamo disposti a cederlo. Abbiamo già comunicato la nostra posizione al sindaco Savino. Dispiace che all’assemblea pubblica, organizzata recentemente nella sala riunioni della Croce Verde, non si sia presentato nessuno per conto del Comune, nonostante li avessimo invitati». Interpellata, l’amministrazione smentisce e sostiene di non essere stata invitata.

Tra i relatori presenti all’incontro c’era Gianpaolo Chendi del Comitato di difesa delle fontane e delle falde acquifere del Cervignanese e del Sanvitese. «Ci sono alcuni punti da definire – chiarisce Chendi – per esempio la proprietà. I cittadini si sono recati al Catasto e al Tavolare e hanno verificato che il pozzo non appartiene al Cafc e nemmeno al Comune. Hanno ricevuto una richiesta da parte dell’amministrazione ma vogliono continuare, come è giusto e come prevede la legge, a gestirlo in proprio. Il Regio Decreto 1775 del 1933 è attualmente in vigore ed è stato ripreso anche dalla legge regionale 13 del 2005, in base alla quale ciascuno, su suolo italiano, può terebrare un pozzo di acqua potabile per abbeverare gli animali, innaffiare l’orto o per uso potabile umano». Chendi argomenta: «La legge permette a questi residenti di utilizzare il pozzo in proprio per gli usi previsti dalla legge. Il fatto che si voglia incamerare il pozzo per darlo in gestione al Cafc comporta alcune conseguenze. Il Cafc diventerebbe gestore di un servizio e, di conseguenza, il pozzo di quartiere sarebbe equiparato a qualsiasi altro acquedotto con bollette molto più care. Ad oggi, con poche decine di euro, i residenti riescono ad approvvigionarsi d’acqua potabile e periodicamente effettuano anche le analisi. Gli abitanti fanno bene a continuare la gestione in proprio».

©RIPRODUZIONE RISERVATA

Riproduzione riservata © Il Piccolo