Ronchi s’interroga: «Come ha nascosto tutto?»

RONCHI DEI LEGIONARI. È stato l’argomento del giorno, ieri, a Ronchi dei Legionari. La vicenda della giovane ronchese che ha partorito in casa e ha poi nascosto il corpicino in un armadio della sua cameretta, ha monopolizzato ogni discorso, ogni pensiero, ogni occasione di incontro tra la gente. Con sentimenti che si combattono. C’è lo sconcerto di chi ha appreso la notizia con tristezza e preoccupazione. C’è la rabbia per l’impotenza che si prova di fronte a simili vicende. Ma c’è anche la curiosità, quella innata di ogni persona, di conoscere il volto di chi è stata la protagonista di questo fatto di cronaca. C’è la “voglia” di darle un nome, un volto. C’è il “desiderio” di capire dove si trovi la casa nella quale si è consumato il parto e, magari, di ricordarsi se si è mai vista quella ragazza per strada. Certo è che, in molti, hanno già svelato l’arcano. L’antico adagio “il paese è piccolo e la gente mormora” calza a pennello, ma è bene proteggere la privacy, non andare troppo nei dettagli.
Tanti i punti interrogativi che i ronchesi si pongono. Vien da chiedersi come mai nessuno, in quell’appartamento, si sia accorto che la minorenne portava un bimbo in grembo. «Mi sembra impossibile – commenta una donna – che non si abbia capito. Certo, forse la pancia si può nascondere, ma ci sono altri dettagli che tradiscono la gravidanza. Non giudico, ma forse si sarebbe potuto correre ai ripari prima».
Sul tappeto anche la questione dell’informazione. «C’è ancora troppa poca informazione, nonostante viviamo nell’era digitale – aggiunge un uomo – e ai giovani andrebbero spiegate meglio le cose, anche quelle che sono le possibilità legate alla gravidanza e alla possibile adozione del neonato. Non si sarebbe arrivati a tanto».
Una città sotto choc. Notizie e fatti del genere non sono, fortunatamente, all’ordine del giorno e ci si chiede quali conseguenze avrà sul futuro di questa giovane mamma mancata. Molti ricordano ancora quella tragica serata di sabato, quando a Ronchi dei Legionari sono arrivati i carabinieri e i sanitari del 118. La casa transennata e le forze dell’ordine al lavoro. Ognuno guarda alla propria zona, al proprio quartiere, alle pareti domestiche e guarda il proprio figlio.
Gli adoloscenti sono una parte debole della società ed è “normale” che ogni papà e ogni mamma, oggi, rivolga il proprio sguardo al frutto del loro amore con la speranza che mai abbia a succedere una cosa simile. E, come ha detto il parroco, don Renzo Boscarol, si deve trovare la forza di condividere sempre di più le responsabilità dell’educazione e l’impegno di essere vicini nei confronti di chi per età e condizione è più esposto ad ogni pericolo.
@luca_perrino
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