Round sugli appalti a casa degli artigiani

Cosolini, Dipiazza, Menis, Rosolen e Sponza ospiti della categoria Il clima si accende solo sui destini del Sito inquinato nazionale
Di Furio Baldassi

La politica, si sa, stanca. Forse per questo, nel dibattito della Confartigianato, al quale i candidati sindaco hanno partecipato su base volontaria, si stenta a capire di cosa si stia parlando. Eppure il presidente Dario Bruni, in gran forma, li aveva avvertiti: «Vogliamo sentire l’amministrazione futura vicina alla categoria».

Più facile a dirsi che a farsi. E così Roberto Dipiazza, a fronte di una domanda sulla concorrenza sleale, ha parlato dell’asporto rifiuti in via Plinio (incidentalmente la via in cui abita), dei “neri” che vendono merce contraffatta davanti a Louis Vuitton e Prada a Venezia, «uno scandalo», e del Pastificio Zara da lui inaugurato «con tante difficoltà». Poi tocca ad Alessia Rosolen di Un’Altra Trieste Popolare, che annota come «la lotta alla concorrenza sleale è una priorità» e si sia perso il treno delle zone franche urbane (quando alla Regione c’era la Savino, pure di destra). Paolo Menis del Movimento 5 Stelle aggiunge che l’ufficio anti-evasione comunale andrebbe potenziato e Roberto Cosolini, arrivato nel frattempo, spende due parole sul buon lavoro svolto da quella realtà, e annuncia un possibile nucleo di prevenzione, controllo e repressione.

E gli appalti? Bruni li vorrebbe destinati in maggior percentuale alle imprese locali, e Cosolini gli replica che sono già il 60 per cento. Dipiazza ragiona già da sindaco: «Faremo molti appalti e tutto il possibile per favorire le imprese triestine». Anche Menis si spende «sugli appalti a km 0», mentre la Rosolen lamenta che «solo gli appalti interni scatenano la discussione, quelli esterni passano inosservati». Nel frattempo arriva Nicola Sponza che mette l’accento sulla concorrenza fiscale slovena e l’accesso agli appalti «limitato dalle gare pubbliche».

Ecco infine il macigno dei macigni, il Sito inquinato nazionale (Sin) che blocca da 14 anni centinaia di imprese. Dipiazza fa un parallelismo con l’interramento Acquario di Muggia e Menis gli fa notare, educatamente, che non c’entra proprio, Cosolini parla dell’errore di aver permesso l’accertamento «su basi presuntive», Rosolen rovescia su Dipiazza la colpa di aver proposto il rimborso delle bonifiche da parte degli imprenditori insediati, Sponza invita a chiedere benefici. Bruni e i suoi, alla ricerca del candidato ideale, avranno capito qualcosa?

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