Russo scatena l’offensiva tra slide, web e musica pop

Trecento volontari, in buona parte giovanissimi, all’incontro voluto dal senatore per organizzare la campagna in vista delle primarie. «Servono coraggio e follia»
Di Gianpaolo Sarti
Lasorte Trieste 21/02/16 - Hotel NH, Primarie PD, Incontro con Francesco Russo
Lasorte Trieste 21/02/16 - Hotel NH, Primarie PD, Incontro con Francesco Russo

Più di trecento presenze, un terzo sono giovani. La sala conferenze dell’Hotel NH di Corso Cavour deborda, le sedie non bastano più. Eccolo Francesco Russo, maglioncino chiaro e camicia. Ieri ha chiamato a raccolta la base, i volontari che lo seguiranno nella sfida delle primarie del 6 marzo contro Roberto Cosolini. Un tam tam di passaparola, social, mail e amici di parrocchia. Quelli della San Vincenzo, dell’Azione cattolica. Il senatore ha preparato tutto nei dettagli: ha stampato le schede con cui aderire alla campagna elettorale, dove mettere nome, numero di telefono e dove segnare la propria preferenza tra attività di segreteria, volantinaggio, banchetti, telefonate e team social.

Parte da qui Russo. Con molta comunicazione, a cominciare dal nuovo sito web e dall’hashtag #russosindaco. Strette di mano, sorrisi, pacche sulle spalle. Attacca, ma non affonda. «La mia non è una campagna elettorale sulle polemiche, ma sui contenuti», dice sulle note di “Buon viaggio” di Cremonini. Quella del “partire per ricominciare”, anche se “siamo solo di passaggio” e comunque vada “amerai il finale”. La gente sembra gradire. È pur sempre il popolo Pd, o comunque di centrosinistra, abituato a rituali tradizionali. Russo tira a stupire, a rompere gli schemi, per portare Cosolini sul proprio terreno. Vorrebbe essere moderno, smart. Sembra che forse qualcosa abbia smosso: per esempio, con la bandiera della Città metropolitana, fino a l’altro ieri materia di giuristi e politologi, ha costretto il sindaco a confrontarsi su un tema suo. Non ha con lui la “nomenclatura” - dunque Serracchiani, Rosato, Grim e Nesladek - e quindi cerca la base. Per convincerla al cambiamento: in due settimane.

Il parlamentare ha già iniziato il “tour metropolitano” con decine di triestini a spasso a bordo di pullman, tra il Gasometro, il Porto Vecchio e il Mercato coperto. «Con i fondi della città metropolitana – spiega – si possono sistemare, ristrutturare. Si può intervenire». Sul palco chiama due esperti di “comunità sociali”, due consulenti, per raccontare da dove è possibile cominciare con quel “cambiamento” che ha in mente. E così Trieste si trasforma nel “The village”, popolato di figure stilizzate che scorrono su uno schermo: dal cacciatore al guerriero, passando per il “custode del fuoco” e il “folle” quando serve a far capire “che il Re è nudo”.

Un modo per dire ciò di cui il capoluogo - secondo lui - ha bisogno. «A Trieste servono persone un po’ folli, che la vedono diversamente e trovano vie nuove. Servono guerrieri per lottare – osserva ancora Russo – ma pure il custode del fuoco, perché credo che la migliore politica sia guardare al futuro facendo tesoro delle radici, che per noi sono la riscoperta di una città di mare e cosmopolita». Usa le slide, riflesso renziano, con cui passa in rassegna le tappe che lo hanno portato alla candidatura. Le perplessità su Cosolini, i sondaggi “nascosti” dal partito che certificherebbero la debolezza del sindaco uscente. E quindi il desiderio di buttarsi «perché voglio bene a Trieste».

Sa di rischiare grosso. «Mi sono attirato le ire e gli strali di alcuni, ma bisogna avere coraggio. A Dipiazza in questi giorni è scappato di dire che sarebbe meglio per lui se le primarie le vincesse Cosolini…», sorride. «Non sono alla ricerca di una poltrona – sottolinea – perché io un lavoro ce l’ho e avrei avuto anche un posto sicuro alla Camera». È consapevole che il futuro della città si gioca sul riscatto del Porto Vecchio, che dovrebbe essere la bandiera di Cosolini. «L’emendamento per la sdemanializzazione l’ho portato io in aula, nell’ambito di un lavoro di rete», puntualizza. «Adesso dobbiamo dire a tutti di partecipare alle primarie – è l’invito che Russo rivolge alla sala – ognuno apra l’agenda e si trascriva dieci nomi. Ognuno di voi trovi dieci persone da portare ai gazebo a votare. Avevo chiesto al Pd che togliessero i 2 euro, non demonizzo la necessità di finanziare i partiti, però stavolta si poteva rinunciare. C’è gente che ha seri problemi economici, il Pd doveva tenerne conto».

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