Salvate 150 persone dalla piaga dell’alcol

Oggi la festa a Ronchi per i trent’anni del Club 213 San Lorenzo. Sono sei le famiglie coinvolte nel progetto di recupero
Di Luca Perrino

RONCHI DEI LEGIONARI. Una presenza che dura ormai da trent'anni. È quella del Club 213 San Lorenzo dell'Associazione dei club alcolisti in trattamento di Ronchi dei Legionari. Una ricorrenza, abbinata a quella dei dieci anni del Club 83 Stella Polare (a Ronchi ci sono tre club che operano nel settore), che sarà ricordata oggi. Non con tanti discorsi, ma più semplicemente con la presentazione di uno spettacolo teatrale. Alle 19.30, all'auditorium comunale, la compagnia "Il teatro della Stropula" metterà in scena "Povera Pina", libero adattamento in due atti tratto dai racconti del ronchese Aldo Miniussi, ben famoso per aver dato vita, assieme ad Aldo Fulizio, Giordano Vittori e Silvio Domini al "Vocabolario fraseologico del dialetto bisiac".

«Sono passati trent'anni, quasi una ventata e nel frattempo sono diventata diversamente giovane - racconta la servitrice-insegnante Franca Furlan - da quando il club ha iniziato il suo cammino in aiuto alle famiglie con problemi alcolcorrelali, seguendo il metodo del professor Hudolin. Sono stati trent'anni di condivisione di tante gioie, speranze ed anche qualche delusione, comunque un'esperienza forte che mi ha fatto crescere, ha fatto scoprire le mie debolezze, le mie fragilità e comprendere le persone senza giudicare». Una strada che, in questi anni, hanno percorso in tanti, ben 150 persone, mentre ora sono 6 le famiglie coinvolte. Per la metà gli utenti sono uomini, l'altra donne e, nel corso degli anni, ci si è accorti che ad avvicinarsi al club sono state persone il cui titolo di studio è diverso, molto più alto di quanto avveniva nel passato. La media delle persone che frequentano il club va dai 45 ai 50 anni e tre quarti di loro ha perso il lavoro "rifugiandosi" nell'alcol. Ma sono sempre meno le persone che chiedono aiuto. Un po' per vergogna, un po' perché è calata la scure dei tagli e non c'è grande collaborazione tra servizi sociali e club. «Abbiamo sempre affrontato questioni difficili - continua Franca Furlan - che, un po' alla volta, si sono appianate. Nelle famiglie è tornata la serenità. In altre occasioni non ci siamo riusciti, non si è potuto far nulla e me ne rammarico».

Venir fuori da questo problema è difficile e duro. Ci vuole pazienza e costanza. «Oggi sembra che il problema raggiunga livelli allarmanti, specie tra i più giovani che a noi non chiedono aiuto - prosegue - e rimane ancora molto da fare. Ma, spronati dalla richiesta del professor Hudolin, nel 1996, che ci chiedeva di continuare, tutti insieme cercheremo di lavorare per sconfiggere questo stile di vita. La via che stiamo percorrendo è giusta e se vogliamo portare nella nostra comunità una proposta di vita per stare bene, non ci resta che rimboccarsi le maniche e lavorare. Un grazie va dato a tutti coloro che ci hanno sempre dato una mano, l'amministrazione comunale in testa».

@luca_perrino

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