Samer e i partner turchi comprano TfT

Gavio cede il 100% del terminal ortofrutta. I nuovi gestori investiranno 9 milioni sulla struttura per ampliarne l’operatività
Di Massimo Greco
sterle trieste 09 02 09 terminal frutta operazioni di scarico sacconi patate
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L’ortofrutta in porto cambia gestore. Entro il 1° marzo sarà infatti definita l’acquisizione del 100% di Terminal frutta Trieste (TfT) da parte di Seaports&Terminals, la società controllata dall’armatore turco Un Ro-ro al 60% e partecipata dal gruppo Samer al 40%. L’operazione, la cui notizia era stata anticipata a fine ottobre, è ormai chiusa, dopo che a dicembre era stato raggiunto con Gavio l’accordo-quadro, cui era seguita in questo scorcio invernale del 2016 la “due diligence”. Nessuna notizia è filtrata sull’entità finanziaria dell’acquisto.

Ne ha parlato lo stesso leader del gruppo triestino, Enrico Samer, che ha profittato della recente fiera specializzata berlinese (vedi articolo a fianco) per prendere contatto con gli operatori del settore, specialmente gli esportatori egiziani e gli importatori tedeschi.

TfT occupa la gran parte del Molo V, dove dispone di 32 mila metri quadrati di magazzini ventilati, di 18 mila mq di magazzini a temperatura controllata tra gli zero e i 14 gradi, di 15 mila metri quadrati di aree scoperte. Il terminale è raccordato alla rete ferroviaria e può contare su 300 metri di banchina dotati di 5 ormeggi.

Come ha precisato l’amministratore delegato di TfT Marco Garbassi in occasione della trasferta a Berlino, nel 2015 sono state movimentate 53 mila tonnellate di patate e all’inizio del 2016 sono già stati sbarcati 74 container di tuberi provenienti dall’Egitto, da dove giungono anche quantitativi in crescita di arance.

Ma Samer e i soci turchi sono intenzionati ad apportare significative modifiche al terminal, sul quale investiranno 9 milioni di euro tra ripavimentazione, realizzazione di un fascio di 4 nuovi binari, installazione di una nuova gru transtainer. Verrà inoltre demolito il magazzino 50.

Samer e i partner turchi hanno in mente un doppio utilizzo del Molo V: da un lato proseguiranno l’attività terminalistica dedicata all’ortofrutta con l’auspicio di incrementare la movimentazione mediante “rinforzi” provenienti dalla stessa Turchia; d’altro canto la prospettiva di un ulteriore aumento del traffico camionistico turco in Riva Traiana implica l’esigenza di maggiori spazi nell’area portuale. Ecco allora la “ratio” dell’operazione TfT-Molo V, attraverso l’ampliamento delle aree disponibili contigue a Riva Traiana.

Questo non significa che Gavio si disimpegni da Trieste, anzi. Il grande gruppo logistico tortonese conserverà e presumibilmente rafforzerà il presidio azionario all’interno di General cargo terminal (Gct), la società che gestisce l’ex Scalo Legnami. Società nella quale Gavio detiene il 49,9%, Samer il 20%, Ocean l’11% circa, Pacorini il 3%, la finanziaria regionale Friulia il 15%. E’assai probabile che Gavio desideri superare la soglia del 50% e, per agevolare il proposito, Samer ha messo a disposizione parte della propria quota.

In particolare Gavio - secondo fonti aziendali - ritiene Trieste un importante scalo internazionale, con interessanti prospettive di potenziamento infrastrutturale correlato a modalità terminalistiche multi-purpose. In altri termini, un domani, sperabilmente non troppo remoto, l’ex Scalo Legnami confinerà con la Piattaforma logistica, che a sua volta confinerà con la banchina rinfusiera della Ferriera: uno sviluppo portuale in grado di svolgere attività differenti da quelle containerizzate.

Già oggi, sia pure in dimensioni ancora ridotte, Gct, dove amministratore delegato è Walter Preprost (ex TfT), riassume queste diverse tipologie di trasporto: opera su 130 mila metri quadrati di concessione per i quali paga all’Autorità portuale oltre un milione di euro all’anno; nel 2015 la società ha fatturato 3,2 milioni di euro. L’attività prevalente resta quella legata al legname e si esercita soprattutto con Austria, Germania, Paesi ex Jugoslavia, Egitto, Libano. Prevalente ma non esclusiva: lavora anche sull’alluminio, sul traghetto con l’Albania, sui coils d’acciaio fabbricati a Cremona che il gruppo Arvedi, impegnato nella vicina Ferriera, spedisce in Turchia e in Sudan. Un quadro operativo che Gavio potrebbe avere intenzione e interesse a ingrandire.

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