San Giovanni in Tuba, idea privati per i reperti

Il Comune di Duino sonderà con Portopiccolo e Bcc Carso la possibilità di un intervento di valorizzazione
Di Tiziana Carpinelli

DUINO AURISINA. Non si sblocca lo stallo sui reperti paleocristiani di San Giovanni in Tuba: mancano ancora i fondi. Ma il Comune di Duino Aurisina ha scritto alla Soprintendenza ai beni archeologici del Friuli Venezia Giulia, che ora valuterà l'istanza, per chiedere la parziale copertura di parte delle strutture emerse, in particolare la zona della pavimentazione, lasciando en plain air il battistero risalente al V secolo e da poco disseppellito. Un modo per temporeggiare in attesa di ottenere effettivamente la disponibilità del denaro da investire per la sistemazione del sito e renderlo così fruibile al pubblico. In questo lasso l’amministrazione Kukanja sonderà infatti ogni via possibile e chiederà una sponsorizzazione anche a privati: Portopiccolo e la Bcc Carso saranno gli interlocutori privilegiati. Lo afferma l’assessore ai Lavori pubblici e al Turismo Andrej Cunja. In realtà la cifra necessaria è di entità relativamente modesta, si parla di circa 17mila euro. Ma trattandosi, come spiega l’esponente della giunta, di «manufatti che si trovano su terreni di proprietà suddivisa tra il Comune di Trieste, che ha dato gli spazi in concessione ad Acegas-Hera, e la Diocesi», dunque «non operando l’ente direttamente su aree pubbliche proprie, risulta ostico inquadrare un contributo da stanziare per un tale intervento». Di qui, stando a Cunja, l’impossibilità a cacciar fuori i quattrini. Non per questo l’ente intende rassegnarsi. «Abbiamo scritto alla Soprintendenza chiedendo di coprire l’area che riguarda la sola pavimentazione e di lasciare fuori la fonte battesimale, in modo da non vanificare quanto fin qui operato», chiarisce. Sì, perché il rischio, se non si supera l’impasse delle risorse mancanti, è quello di veder riseppellito quanto finora emerso, così gettando al vento le spese sostenute da enti e istituzioni. La Soprintendenza, diretta da Luigi Fozzati, aveva avviato settimane fa una serie di sondaggi a breve distanza dall’abside sul retro della chiesa di San Giovanni in Tuba, portando al rinvenimento di un battistero esterno, rimasto sepolto, e risalente al V secolo. Il manufatto, per essere fruibile, necessita però di un minimo restauro e della predisposizione di strutture fisse. Il preventivo dell’intervento, che dovrebbe essere attuato dalla triestina Archeotest srl, si aggira sui 15-17mila euro. Non può impegnarli la Soprintendenza, che ha già investito quest’anno tutti i soldi a disposizione sotto forma di concessioni edilizie, cioè di denaro che lo Stato stanzia per i pronti interventi, e in questa operazione (oltre 20mila euro) e in quella di Santa Barbara a Muggia. Vale la pena inoltre ricordare inoltre che i sondaggi e le trincee poste durante lo scavo hanno beneficiato del contributo di Gemina, gestore del sito di Antonio. Insomma tutte risorse che, se il sito venisse ricoperto, dovrebbero essere in futuro reinvestite ex novo. «Ci rivolgeremo alla Regione e ai privati, in particolare a Portopiccolo e alla Bcc Carso, che si sono dimostrati sempre sensibili», conclude Cunja.

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