Scalo nel degrado in attesa della “fusione”

Escavo del canale di accesso al porto non pervenuto e tuttora lontano (gli annunci trionfalistici parlavano di lavori in primavera), dragaggio preliminare (i famosi mammelloni) ancora a caccia di autorizzazioni e che slitterà forse in autunno. Ma poi le buche, vaste come piscine (per l’impianto di raccolta dell’acqua piovana) ancora transennate e ferme da anni, magazzini fantasma, manufatti da abbattere compreso un capanno, con il tetto in amianto, da bonificare.
Qualcosa di fatto c’è in realtà, una delle poche infrastrutture, la banchina con gli ormeggi 1,2 e 3. Ma bisogna riparare anche quella visto che per sostenere la banchina sono stati messi scogli sul fondale e le navi non possono attraccare se non quelle che pescano poco e servono distanziatori di tre metri per scaricare. È uno scalo disastrato, bloccato da anni, quello che, se fila tutto liscio con il decreto di riforma dei porti (lo confermano sempre più indiscrezioni) potrebbe a breve finire sotto l’Autorità portuale di Trieste. Authority unica del Fvg. Una patata bollente che finirà in mano al commissario Zeno D’Agostino. Anche se dalla Regione non c’è alcuna comunicazione ufficiale è un convincimento che si sta facendo sempre più forte di fronte all’evidente impossibilità di risolvere i troppi nodi presenti. Una questione di cui sembra si sia parlato anche in un recente incontro “riservato” tra l’assessore regionale alle infrastrutture, Mariagrazia Santoro assieme al suo staff della Direzione, lo stesso D’Agostino accompagnato dal segretario dell’Autorità portuale Mario Sommariva.
Nonostante l’avvio della recente Conferenza dei servizi infatti si è mosso ben poco sul fronte dell’escavo e anche le incomprensioni sulle competenze Stato-Regione, dopo l’altolà del Provveditore alle opere marittime, Giorgio Lillini, non sembra si siano dissolte. Lo stesso provveditore si è limitato a confermare la firma del parere sull’ escavo, richiesto dalla Regione, e l’invio del documento con numerose osservazioni e prescrizioni sul progetto. Nulla si sa ancora invece sul progetto preliminare di dragaggio (per asportare i mammelloni sul fondale), necessario visto che è stata ridotta l’area e disposizione in cassa di colmata per versare i fanghi. Sembra siano in corso fitte trattative e carteggi, con Regione e Arpa, sul fronte delle autorizzazioni ma, visto che c’è anche un nuovo decreto in arrivo sui dragaggi in mare è probabile che il tutto slitti.
Un panorama avvilente anche per gli operatori che la scorsa settimana si sono inutilmente incontrati per fare il punto. Non servono le parole, sono le immagini, quelle stesse che si è trovata davanti dopo un blitz in porto, l’assessore Santoro, a descrivere il degrado in cui si trova lo scalo. Se non fosse per la Majestic in costruzione di fronte nel bacino Fincantieri di Panzano, guardando il mare all’orizzonte da quelle banchine con i piazzali “bombardati” si potrebbe immaginare benissimo di trovarsi in qualche porto da Terzo mondo. Gia all’entrata, dopo pochi metri, inizia il percorso di guerra. Non solo bisogna fare gimcana sui piazzali tra le cinque grandi buche dei cantieri aperti per l’impianto di raccolta dell’acqua piovana. I lavori sono fermi da anni per il fallimento delle imprese e le fosse in cemento per la raccolta svettano dentro i recinti dove tutto il materiale è ancora sotto sequestro e stanno crescendo arbusti selvatici. Poco più in la, evitando buche e pozzanghere anche se non piove da giorni, ecco un magazzino fantasma, poi i ruderi della casa del fanalista che non è stata mai abbattuta. Vicino un capanno con il tetto di amianto, ancora lì, circondato dalle transenne e mai bonificato. Alcune navi stanno scaricando, si vedono le aree della Cetal dove non sono state messe, nonostante le richieste di mesi fa, le barriere per proteggere le automobili. Le gru per fortuna funzionano e sono recenti, pure gli impianti di illuminazione sono stati sistemati. Fa una buona impressione pure il piazzale degli accosti uno due e tre con la nuovissima banchina. Peccato che non può essere usata appieno perché ci sono gli scogli sul fondale. È stata realizzata anche con una differenza di quota che ha creato un gradino, alto 30 centimetri. Per evitare incidenti, c’è un’inferriata sul lato mare e per ovviare al gradino è stata realizzata una rampa asfaltata.
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