Scompenso cardiaco: per salvare il cuore bisogna rigenerarlo

La scienza s'interroga sui rimedi a una patologia che causa milioni di decessi all'anno. La soluzione "definitiva" potrebbe essere all'orizzonte
Scompenso cardiaco: più di 15 milioni di nuovi casi sono diagnosticati al mondo ogni anno
Scompenso cardiaco: più di 15 milioni di nuovi casi sono diagnosticati al mondo ogni anno

TRIESTE Gambe gonfie, fiato corto, respiro che manca da sdraiati, un progressivo senso di debolezza: sono i sintomi comuni dell'insufficienza cardiaca, quando il cuore non pompa più in maniera efficace. Soffrono di questa condizione di scompenso 2-3 persone sul 100 della popolazione generale, e 10-20 di quelle sopra il 70 anni: una vera e propria epidemia, visto il recente aumento dell'aspettativa di vita. Ed è un'epidemia di portata planetaria, se si considera che più di 15 milioni di nuovi casi sono diagnosticati al mondo ogni anno.

Se ne è parlato in questi giorni a Firenze, in un meeting organizzato dalla European Society of Cardiology (Esc) nella bella Fortezza da Basso, dove si sono trovati 5800 cardiologi e ricercatori di una cinquantina di nazioni. La Esc ha approfittato dell'occasione per presentare le nuove linee guida per il trattamento della malattia, una serie di protocolli che hanno l'intento di uniformare la gestione dei pazienti a livello europeo.

Nonostante l'impegno della comunità medica e l'enorme interesse economico (lo scompenso cardiaco assorbe da solo il 2% delle spese sanitarie dei Paesi occidentali ed è la causa del 20% dei ricoveri ospedalieri delle persone dopo i 65 anni), la situazione continua a non essere rosea. I farmaci che si usano oggi sono datati, e l'unica novità all'orizzonte è un nuovo medicinale, chiamato Entresto, basato sulla combinazione di un farmaco vecchio e di uno nuovo, che però da solo è inefficace.

I primi dati mostrano che Entresto migliora l'attuale trattamento, ma soltanto del 20%. Alcuni pazienti con scompenso si giovano dell'impianto di pacemaker che sincronizzano la contrazione di atri e ventricoli, redendo ogni pulsazione più efficace, o di defibrillatori che prevengono aritmie fatali.

Nei casi più gravi sono disponibili i sistemi di assistenza ventricolare meccanica, i cosiddetti Vad, sviluppati anche questi più di 15 anni fa, delle vere e proprie pompe esterne al cuore che si sobbarcano parte del lavoro idrodinamico. Ma queste sono costose, e la procedura per impiantarle è per ora riservata a pochi centri. La prognosi della malattia, insomma, rimane piuttosto grama, con il 50% dei pazienti che muoiono entro 5 anni dalla diagnosi.

Il problema chiave dello scompenso cardiaco continua a essere la perdita di cellule contrattili nel corso della vita e l'incapacità del cuore di rigenerarle: quando un infarto, la pressione alta o un'infezione uccidono le cellule con cui siamo nati, queste sono rimpiazzate da tessuto fibroso, spesso una vera e propria cicatrice. Nuovi farmaci che stimolino la rigenerazione del cuore sembrano proprio disperatamente necessari.

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