Scuole fuori norma: servono 120 milioni

Un’indagine nazionale relega Trieste agli ultimi posti in Italia in tema di sicurezza degli istituti di istruzione. Il Comune: almeno 30 edifici su 113 senza il certificato di prevenzione incendi
Trieste è tra le ultime città in Italia in tema di sicurezza delle strutture scolastiche. Gli edifici che ospitano gli studenti sono infatti tra i più fatiscenti del Paese: molti quelli non a norma. Per mettere in regola il parco scuole della città servirebbero circa 120 milioni di euro. Una grossa fetta - 78 milioni - dovrebbe essere messa in campo per sistemare le strutture comunali: asili nido, materne, elementari e medie inferiori. Almeno una trentina di queste (su un totale di 113) risultano infatti prive del Certificato prevenzione incendi (Cpi) e quindi non in regola con le disposizioni vigenti in materia di sicurezza.


È una fotografia decisamente nera quella che ritrae lo stato di salute delle scuole triestine. Non si tratta di una grana dell’ultimo minuto, ma di un problema denunciato da studenti, famiglie, insegnanti e istituzioni, che si trascina da anni e per cui non è stata ancora trovata una soluzione. Secondo uno studio sulla qualità dell’istruzione in Italia realizzato da «Tuttoscuola», che il viceministro della Pubblica istruzione Mariangela Bastico ha definito «serio e attendibile», emerge che a Trieste solo il 9,2% degli istituti scolastici è in possesso della certificazione di agibilità.


Il Comune e la Provincia (quest’ultima responsabile delle medie superiori) non confermano i dati in questa proporzione ma non negano il problema, «che a Trieste esiste ed è grave». Se entrambi gli enti, in buona sostanza, rigettano eccessivi allarmismi e mettono in chiaro che ragazzi e professori «non corrono alcun pericolo» entrando in classe la mattina, allo stesso tempo ammettono che scale e porte antincendio, impianti elettrici a norma, ascensori funzionanti e servizi igienici per disabili, in città non sono proprio di casa.


«Sono circa 30 le strutture comunali prive di Certificato prevenzione incendi e che necessitano di pesanti interventi manutentivi - spiega il direttore dell’area Educazione in municipio Enrico Conte -. Devono essere messe a norma il prima possibile, e per raggiungere l’obiettivo servono 64 milioni 567 mila euro. Rendere pubblica la lista di questi istituti non è opportuno, perchè scatenerebbe ingiustificati allarmismi. Insegnanti e studenti infatti non sono a rischio». Tra le situazioni più critiche, su cui i lavori inizieranno a breve, ci sono ad esempio la Filzi-Grego, la Slataper, la Pollizer e la materna «Primi voli» in via Mamiani. «Ai 64 milioni di euro necessari per la messa in sicurezza delle trenta scuole non a norma - aggiunge Conte - se ne dovrebbero aggiungere poi altri 14, per piccoli interventi di manutenzione un po’ dappertutto». Dallo studio condotto da «Tuttoscuola» emerge inoltre un pesante distacco tra Trieste e gli altri capoluoghi di provincia. In città, infatti, secondo la ricerca, solo il 9,2% delle strutture risulta in possesso dei certificati di agibilità, contro una media regionale del 79%, con cui il Friuli Venezia Giulia si piazza direttamente al primo posto nella classifica delle Regioni italiane dotate delle scuole più sicure.


A cosa è dovuta, quindi, questa differenza così marcata? «Gli edifici scolastici triestini sono tra i più vecchi d’Italia - afferma l’assessore comunale all’Educazione Giorgio Rossi -. Questa è la spiegazione. Ai tempi dell’Impero asburgico il nostro parco scuole era all’avanguardia, ma ovviamente le norme adottate in quel periodo erano ben lontane da quelle attuali. Non si possono fare confronti con le scuole del Friuli, costruite quasi tutte negli ultimi trent’anni, anche grazie alle risorse messe in campo per la ricostruzione dopo il terremoto. Comunque è vero - continua Rossi -: il problema esiste e i nostri istituti sono quasi tutti vetusti, non adeguati alle esigenze dei ragazzi e dei docenti».


Parole confermate pari pari dall’assessore provinciale Mauro Tommasini (a dimostrazione che si tratta di un problema «bipartisan», denunciato dalle due amministrazioni, di colore politico opposto). «I fondi statali destinati, per l’anno in corso, alla sistemazione e messa in sicurezza delle strutture scolastiche di tutto il Paese, oltre che per le nuove edificazioni, è di 250 milioni di euro - afferma Tommasini -: una goccia in un mare di problemi, che riguardano molte città italiane, ma che sicuramente a Trieste assumo sembianze più critiche a causa dell’età dei palazzi che ospitano le classi. Per ciò che riguarda le superiori - continua - il nostro obiettivo è svuotare le succursali che versano in pessima condizioni, per concentrare gli studenti in sedi uniche e più appropriate. Degli esempi sono le filiali di Carli, Petrarca, Volta e Deledda. Per sistemare completamente tutte la superiori della città servirebbe una cifra enorme, che è molto difficile quantificare» (anche se lo stesso Tommasini, non più tardi di alcuni giorni fa aveva ipotizzato una spesa intorno ai 50 milioni di euro).


Le aule triestine detengono quindi un record di anzianità. Da dati forniti dall’area Educazione del Comune risulta infatti che il 27,2% delle scuole giuliane è stato costruito prima del 1900 (contro una media nazionale di 4,9%), il 24,5% tra il 1900 e il ’40 (contro il 12,6% nazionale) e il 21,2% tra il ’40 e il ’65 (media italiana: 27,2%). E poi l’inversione di tendenza: il 27,1% tra il ’65 e il ’90 (a livello nazionale: 50,9%) e, infine, lo 0% tra il ’90 e il 2000, contro un dato nazionale pari a 4,4%.
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