Serracchiani: «Margini esigui per Sertubi»

«Trieste non vale un tubo». Il titolo lo suggerisce Paolo Rovis (Trieste Popolare). La questione è quella della vertenza Sertubi (in mano agli indiani di Jindal Saw Italia) approdata ieri alla conferenza dei capigruppo comunali alla presenza dei rappresentanti dei lavoratori. Una storia di tubi di ghisa indiani e dazi antidumping comunitari che rischia tra qualche mese (marzo 2016) di lasciare a casa i 78 lavoratori sopravvissuti alla ristrutturazione di qualche anno fa quando alla produzione di tubi (ai tempi della gestione Duferco) erano impiegati 220 operai (130 per la cronaca, sono ancora da ricollocare, 50 attendono novità dal fronte Ferriera). La Commissione europea ha infatti stabilito l’applicazione di un dazio del 32% circa su tutti i tubi importati dall’India e poi rivenduti in Europa. Un costo aggiuntivo che rischia di diventare un macigno da migliaia e migliaia di euro insostenibile per la proprietà.
Il gruppo Jindal si è infatti mosso per ottenere un intervento urgente dal governo italiano. Nella missiva al Mise, Jindal specifica anche che se la situazione non dovesse cambiare, la società si troverebbe costretta a chiudere la sede triestina (ha già chiuso le filiali spagnola e inglese). I capigruppo comunali, dopo la mozione approvata in Consiglio comunale (primo firmatario il forzista Everest Bertoli), hanno lanciato un appello per questa emergenza occupazionale nata a Bruxelles, chiamando in causa sindaco, presidente della Regione, parlamentari europei e Confindustria.
«La Regione è mobilitata fin dall’inizio attraverso tutti i canali disponibili sulla vicenda della Sertubi Trieste, la cui attività subisce l’impatto di un regolamento a livello comunitario» risponde immediatamente la governatrice Debora Serracchiani. Non c’è da essere ottimisti, però. «Il fatto che il nodo Sertubi sia finito nelle maglie di un dispositivo comunitario lascia a noi margini esigui di manovra ma - spiega Serracchiani - siamo impegnati a dilatare qualsiasi spiraglio che si possa aprire in una crisi che desta forte preoccupazione». Il 6 ottobre la Regione aveva coinvolto la rappresentanza permanente d’Italia presso l’Ue, oltre che il viceministro dello Sviluppo economico Carlo Calenda, in occasione della riunione del Consiglio competitività dell’Ue dedicata allo stato della siderurgia europea. (fa.do.)
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