Slataper e Giotti, nessuna celebrazione

Le due scuole intitolate ad altrettanti valorosi triestini hanno ignorato la Grande Guerra
Lasorte Trieste 19/01/08 - Via della Bastia - Scuola Slataper
Lasorte Trieste 19/01/08 - Via della Bastia - Scuola Slataper

Scipio Slataper, uno scrittore e militare irredentista caduto sul Monte Calvario e Virgilio Giotti, un poeta in fuga a Firenze dalla leva asburgica. Furono entrambi triestini che scelsero il Tricolore nel periodo della Grande guerra e oggi, in città, due scuole primarie (le vecchie elementari, ndr) sono a essi dedicate. Per le nostre terre il conflitto cominciò nel '14 e non come per il resto dell'Italia, nel '15.

L'anno scolastico si conclude, ma negli istituti Slataper e Giotti nulla si è organizzato per commemorare il centenario dell'entrata in guerra di Trieste o per raccontare ai propri alunni che ruoli ebbero i loro concittadini in quegli anni. Non avendo deciso di giocare su un anniversario tondo, viene dunque da chiedersi: i nostri figli sono così immaturi da non poter conoscere e capire le vicende dei nomi scolpiti sulle targhe delle loro scuole? Certo, il programma ministeriale di storia - che si ferma agli antichi romani - è di ostacolo, ma ciò dovrebbe impedire ai bimbi di apprendere quanto accadde nella loro città appena un secolo fa? Da piccola Margherita Pittaro frequentò proprio la Slataper e oggi, a 54 anni, vi insegna religione. Nell'atrio della scuola si trova un busto di bronzo dell'italianissimo Scipio e la donna narra che i ragazzini non hanno la più pallida idea chi esso rappresenti. «Purtroppo – dice la docente – non si è fatto niente per evocare la ricorrenza e tocca al personale degli insegnanti scegliere se aprire una parentesi o meno sull'oggi». Lei stessa ha introdotto ai suoi giovani alunni l'orrore della Shoah nel periodo che ha gravitato intorno al Giorno della memoria. «Gli allievi – commenta - devono guardare al presente imparando a leggere il passato e ciò può essere loro insegnato solo da un corpo docenti preparato e disposto a deragliare dal programma nazionale, coniugando storia e contemporaneità. Specie – conclude - se gli eventi riguardano gli scolari così da vicino». Insomma, visto che le scuole non si sono mosse in alcuna direzione, si tratta di una decisione la cui responsabilità grava solo sul singolo insegnante.

Molto affine è la visione dello storico Fulvio Salimbeni: «Se quasi 60 anni fa la mia generazione studiò e capì la Grande guerra, non vedo perché i ragazzi di oggi non dovrebbero possederne qualche nozione almeno in occasione del centenario, dal momento che i loro stessi bisnonni partirono militari per il fronte». Un paio di settimane fa lo storico ha tenuto una conferenza nella scuola Don Lorenzo Milani di Aquileia, raccontando chi fu il sacerdote a cui è intitolato l'istituto. «La Don Milani è sì una scuola secondaria di primo grado (la vecchia media, ndr) ma la differenza di età fra i suoi alunni e i compagni delle primarie della Slataper e della Giotti non è poi così grande", osserva Salimbeni. Pare che attuare una manifestazione in quest'anno scolastico sia ormai troppo tardi. «A livello di scuola non abbiamo indetto alcuna commemorazione, ma il mio augurio è che si possa realizzare nel prossimo anno scolastico», asserisce Pietro Russian, dirigente scolastico della Giotti. Corre ai ripari anche il dirigente della Slataper, Sergio Cimarosti: «La nostra scuola fa parte dell'istituto comprensivo Antonio Bergamas, il quale fu un Caduto italiano e non austro-ungarico, perciò, non avendo organizzato nulla al momento, vorrei farlo nel 2015, a un secolo dall'entrata in guerra dell'Italia».

Riproduzione riservata © Il Piccolo