Sospetti e veleni sul concorso regionale

Nel mirino finisce il bando per tre assunzioni a tempo indeterminato al servizio Caccia e pesca: «È costruito su misura»
Di Marco Ballico

TRIESTE. Una «corsia preferenziale», sussurrano alcuni diretti interessati, temendo di essere già tagliati fuori. «Un tappeto rosso» verso il posto fisso, «un vero scandalo», aggiungono i più arrabbiati. Convinti che il concorso per la copertura di tre posti in Regione a tempo indeterminato – la categoria è la D1, il profilo è specialista tecnico a indirizzo naturalistico, il Servizio è quello della caccia e della pesca – fa a pugni con le garanzie di legge di parità, imparzialità, competenza delle selezioni pubbliche.

Il sospetto che circola a Palazzo è che il bando sia stato “vestito” su misura per alcuni precari chiamati in via diretta nella precedente legislatura attraverso un’agenzia interinale e al lavoro da un triennio negli uffici del Servizio caccia e risorse ittiche, quello che, prima della riforma della macchina amministrativa realizzata dalla giunta Serracchiani, gestiva anche la biodiversità, poi finita sotto il “cappello” della direzione Ambiente. Nel dettaglio, si tratta di persone che si occupano prevalentemente, se non in via esclusiva, di problematiche relative alle aree protette Natura 2000 e, soprattutto, alla pesca e ai contributi comunitari in materia di pesca.

Gli interinali, tra l’altro chiamati nuovamente in ufficio con l’ennesimo contratto a tempo proprio quando il Servizio si è sgravato del lavoro sulle aree protette, sarebbero dunque favoriti rispetto a professionisti di lungo corso e provata esperienza nel settore che figurano nell’elenco dei 155 ammessi alla prova scritta. Favoriti, ma in che modo? Innanzitutto nella valutazione dei titoli. Il bando del concorso, in programma dal prossimo 27 giugno (nei giorni scorsi è stata nominata la commissione d’esame), premia l’esperienza in Regione «per almeno tre anni, anche come lavoratori somministrati» con 1,2 punti all’anno, e fino a un massimo di 6 punti, mentre dottorati di ricerca, corsi universitari di specializzazione o di perfezionamento post lauream e master postuniversitari in materie attinenti alle mansioni del profilo professionale richiesto vengono valutate 1 punto solo, e fino a un massimo di 4 punti.

Ad alimentare perplessità sulla regolarità delle operazioni è anche una materia del concorso. In un bando indetto il 25 febbraio (quando ancora caccia e pesca erano tra le deleghe di Sergio Bolzonello, prima di essere trasferite a Paolo Panontin) sorprende la presenza tra i quesiti della prova scritta anche della «programmazione comunitaria come strumento operativo per uno sviluppo sostenibile dell’attività di pesca e acquacoltura con particolare riferimento al Friuli Venezia Giulia, anche correlata ai nuovi orientamenti 2014-2020». La nuova programmazione comunitaria (dettata con il regolamento comunitario che istituisce il Feamp, Fondo europeo per gli affari marittimi e la pesca), ha avuto infatti il via libera dal Consiglio europeo solo lo scorso 15 maggio e il relativo testo normativo, definitivo, è disponibile da pochi giorni nel sito web dell’Ue. In precedenza, senza che né nel bando né nel sito della Regione ci fossero peraltro riferimenti utili alla ricerca, era possibile accedere solamente a un testo, non definitivo, approvato dal Parlamento europeo in aprile. Ma, è un ulteriore veleno a Palazzo, chi ne era a conoscenza oltre a coloro che quotidianamente hanno a che fare con la materia?

Quanto alla prova orale, saranno oggetto di verifica anche le nozioni di procedimento amministrativo e sull’accesso ai dati ambientali e l’ordinamento e l’organizzazione della Regione, ma non argomenti di carattere scientifico tra i tanti dei corsi di laurea interessati dal concorso. E, infine, non manca chi osserva che, a presiedere la commissione giudicatrice, il direttore generale della Regione Roberto Finardi ha chiamato Marina Bortotto, direttore del Servizio caccia e risorse ittiche, ovvero la struttura nella quale da anni, con più contratti di varia durata, lavorano gli interinali ora in corsa per l’assunzione definitiva. Con il direttore, di fatto, loro diretto superiore. Insomma, sarà pure tutto legittimo, rilevano alcuni partecipanti, ma il percorso non pare nei binari dell’opportunità.

©RIPRODUZIONE RISERVATA

Riproduzione riservata © Il Piccolo