«Sui Musei provinciali Torrenti ha sbagliato»

Il presidente della Fondazione Carigo, Chiozza: «Le scelte vanno concertate con il territorio»

«Credo che l'assessore Gianni Torrenti e la Regione abbiano fatto una fuga in avanti non giustificabile perché prima di decidere sulla testa di Gorizia sarebbe stato adeguato ascoltare la città. Forse anche noi avremmo dovuto essere propositivi già da un po'. Non ho apprezzato il modo di procedere della Regione: non capisco perché si debba fare annunci e soltanto dopo aprire una discussione». È il parere del presidente della Fondazione Carigo, Gianluigi Chiozza, sul futuro dei Musei provinciali.

Cosa pensa Chiozza sul dibattito in corso?

«Credo sia giusto che si svolga nel territorio e lo coinvolga: penso allora che abbia fatto bene il presidente della Provincia Gherghetta, a convocare i sindaci per affrontare l'argomento come penso che sia stata interessante l'iniziativa organizzata da Gopolis. Noto una certa convergenza di idee anche tra soggetti diversi e distanti da un punto di vista politico».

Ci sono poi i nodi della proprietà e della gestione.

«La proprietà è un punto non trascurabile. È bene che il patrimonio rimanga al territorio. Non avrebbe senso che il nostro sia l'unico capoluogo regionale a continuare a non avere Musei municipali; i nostri Musei provinciali, infatti, sono un'anomalia che si riconduce a precise ragioni storiche. L'idea di creare una fondazione di scopo è una soluzione valida e tecnicamente praticabile».

Più arduo il problema della gestione.

«Le competenze ci sono in quanto il personale che gestisce i Musei ora li gestirebbe anche domani. E si tratta di una gestione sana, preparata. Ma sarà molto importante non trovarsi scoperti in quanto a risorse economiche: dovremo avere la garanzia di disporre un domani delle entrate di cui oggi la Provincia dispone per la gestione dei Musei. D'ora in avanti occorre una visione unitaria del patrimonio culturale e artistico della comunità: non è pensabile, ad esempio, che la Fondazione Coronini sia slegata da Palazzo Attems. È, il mio, un ragionamento che si poteva e doveva fare prima; più che mai si deve fare adesso».

Alex Pessotto

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