Sul San Michele il cantiere infinito tra i cippi dei caduti

Già 10 mesi di ritardo accumulati rispetto alla data prevista per la conclusione. Il sindaco Pian: «Pronto entro l’estate»
Di Roberto Covaz

SAGRADO. La sistemazione delle aree esterne del museo all’aperto del San Michele viaggia con dieci mesi di ritardo. E intanto il centenario della Prima guerra mondiale scivola verso la fase conclusiva. Sul San Michele lo scenario è desolante. L’intervento da 222mila euro appaltato dalla Provincia di Gorizia e cominciato nel dicembre del 2014 avrebbe dovuto essere completato a maggio dell’anno scorso. Dieci mesi di ritardo possono essere giustificati dal passaggio di consegne tra Provincia e Regione? C’è chi ne è convinto, come il sindaco di Sagrado Elisabetta Pian che nei giorni scorsi ha fatto il punto della situazione con i soggetti interessati.

Ma c’è anche chi si indigna per l’abbandono in cui è stata lasciata l’area sacra. La domenica, quando il museo è aperto al pubblico - grazie all’impegno di una cooperativa convenzionata con il Comune di Sagrado - il viavai di visitatori mitiga la sensazione di sgomento che, invece, assale nei giorni feriali, quando capita di aggirarsi da soli tra i cippi disseminati tra le quattro cime. Il parcheggio è per metà occupato dal cantiere, recinti di rete elettrosaldata custodiscono cumuli di ghiaia, tubi e cavi sono abbandonati ai piedi dei cannoni, lungo l’accesso al nuovo belvedere sull’Isonzo transenne ammaccate scandiscono il percorso. Non va meglio un po’ prima, sulla sommità della via Sacra che sale da San Martino del Carso. Una gabbia in acciaio abbandonata aspetta di essere trasformata, come da cartello dei lavori, nel nuovo corpo servizi. Non c’è traccia delle date di inizio e fine lavori, anche questi commissionati dalla Provincia.

Le cime un anno fa sono state liberate dalla vegetazione, che pian piano si sta prendendo la rivincita. Anche la visita alle gallerie delle cannoniere, ben mantenute, risente della precarietà della situazione complessiva. L’ampio anello di cemento armato che congiunge le cime è incompleto. Giunto sul ciglio della strada si interrompe e riprende dall’altro lato della carreggiata che scende a Peteano. Un madornale errore di calcolo? No, il progetto prevede che il tratto di discesa compreso dal museo al punto dove la strada intersecherà il percorso sia alzato di livello. La discesa comincerà subito dopo, ma non sarebbero del tutto stati superati alcuni problemi tecnici. Il sindaco Pian preferisce vedere il bicchiere mezzo pieno: «Mi hanno assicurato che i lavori ripartiranno nelle prossime settimane, in modo da essere conclusi entro l’estate. Certo, il ritardo appare rilevante ma non va dimenticato il peso che esercita la burocrazia nel passaggio di consegne tra Provincia e Regione. La nostra garanzia è che a seguire l’intervento sarà sempre l’ingegner Flavio Gabrielcig, ex dirigente della Provincia e ora passato in Regione». La nuova passerella che collegherà i due belvedere, sull’Isonzo e verso Doberdò, è quasi completo. Consentirà l’accesso anche alle carrozzine. A patto che gli accompagnatori siano dotati di muscoli d’acciaio. Provare per credere. Sarà più agevole l’accesso per i disabili al museo, che sarà anch’esso sistemato. Progetto efficace non c’è che dire. Ma quasi un anno di ritardo nella consegna dei lavori è una condizione accettabile? Il grande progetto della Provincia non si intitola forse Carso+2014? La verità è che vale tutto in quello che ormai rischia di passare alla storia come il centenario mancato della Grande guerra.

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