Telesca blinda il riassetto delle Chirurgie

«Parlare di chiusura è sbagliato, semplicemente mettiamo insieme due strutture complementari, la parte ospedaliera e quella universitaria, nominando un solo primario. Ma i servizi per la cura e l’assistenza dei pazienti restano gli stessi». L’assessore regionale alla Salute Maria Sandra Telesca ha osservato nel silenzio il dibattito e le polemiche che si sono susseguite in questi giorni in seguito all’annuncio della soppressione della Prima Chirurgica di Cattinara stabilita dalla riforma sanitaria: d’ora in avanti, per effetto di questa operazione, resta in piedi un unico contenitore, quello universitario. Stesso destino pure per l’Ortopedia. Ma dinnanzi agli attacchi frontali di Forza Italia e dei sindacati, Telesca, così come i vertici del Pd provinciale, ha preso posizione per fare chiarezza.
«L’intervento - ha affermato l’assessore - è riportato negli atti di programmazione con l’obiettivo della semplificazione strutturale. La Chirurgia universitaria e ospedaliera erano uno doppione - puntualizza - un doppio reparto, cioè in sostanza due Chirurgie generali, con le stesse attività. Facevano le stesse cose ma con due primariati. Ciò creava confusione, spese e inefficienza. Adesso avremo un unico reparto che svolgerà le stesse funzioni: il personale, i medici non subiscono nessun cambiamento. Invece che due primari, ora ne avremo solo uno. Spesso è accaduto, come in questo caso, che si creino inutili reparti proprio per creare posizioni dirigenziali». Ma perché togliere proprio la parte ospedaliera? «Perché le Cliniche chirurgiche, mediche e le anatomie patologiche sono fondamentali in una facoltà», risponde Telesca.
Sulla questione si fa sentire pure il Pd. «La Chirurgia a Trieste non verrà chiusa, né penalizzata - ribadiscono la segretaria regionale Antonella Grim e il segretario provinciale Nerio Nesladek - non ci saranno tagli a servizi, prestazioni o professionalità. Grazie alla riforma, anzi, la struttura sarà più efficiente e ben organizzata». A detta di Grim e Nesladek «non si tratta di una chiusura ma di una riorganizzazione: i servizi di due reparti confluiranno in uno solo, più grande, che migliorerà il lavoro e le prestazioni offerte ai pazienti. Basta con le battaglie di retroguardia sulla sanità - concludono - su un tema così delicato come la salute le opposizioni non possono continuare a seminare il panico con ricostruzioni fantasiose e irrealistiche». (g.s.)
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