Trenta mesi a Palazzo, 2 mila euro di pensione
È il vitalizio minimo mensile che spetta a consiglieri e assessori. La Cgil insorge: «Basta privilegi»
TRIESTE
Trenta mesi in consiglio regionale. E altri trenta di contributi volontari. Ma a quel punto, dopo soli cinque anni di fatica, les jeux son fait. E l’Eletto del Friuli Venezia Giulia si assicura una «pensioncina d’oro»: duemila euro che, seppur lordi, dai sessant’anni in poi, lo accompagnano mese dopo mese. E non lo abbandonano neppure nell’aldilà perché, quando passa a miglior vita, cede quella «pensioncina» alla moglie o al marito oppure al convivente more uxorio, visto che i «Dico» sono un tabù solo all’esterno dei palazzi della politica. Non è l’unica fortuna che l’Eletto ha, e non solo perché la «pensioncina», più correttamente un vitalizio che ai tempi di Riccardo Illy viene concesso anche all’assessore esterno, sale ogni cinque anni: a quindici vale 5.851 euro e a venti 6.437. Di sicuro, però, l’Eletto ha anche una sfortuna: i suoi compensi vengono messi annualmente a nudo sul Bur e per di più, quando si gonfia l’onda ciclica dell’insofferenza e dello sdegno verso i costi della politica, tutte le prebende presenti e future finiscono impietosamente sotto i riflettori. Il Friuli Venezia Giulia non fa eccezione, men che meno adesso che persino il governo, schierando Linza Lanzillotta e Giulio Santagata come «attaccanti», rilancia la battaglia anti-sprechi.
Chiede alle autonomie locali di contribuire. Ipotizza drastiche cure dimagranti dei consigli regionali, anche di quelli speciali, immaginando ad esempio che l’emiciclo austero di piazza Oberdan possa contenere 32 inquilini anziché i 60 attuali. La Cgil «autoctona» dà man forte: il segretario generale Ruben Colussi, nel giorno in cui i pensionati scendono in piazza, definisce «indispensabili nuove regole su indennità e vitalizi di parlamentari e consiglieri regionali». E avverte che «una classe politica incapace di cancellare i suoi privilegi non può imporre tagli alle pensioni e sacrifici ai comuni cittadini». Come finirà? Alessandro Tesini, presidente del consiglio, partecipa in prima persona all’operazione contenimento. E proprio oggi vola a Roma, in rappresentanza di tutti i consigli legislativi d’Italia, dove lo attende la conferenza unificata Stato-Regioni-enti locali, chiamata a predisporre il piano dei tagli. Non solo: Tesini, da tempo, manifesta piena disponibilità e suggerimenti. Al contempo, però, difende il Friuli Venezia Giulia e la sua parsimonia, almeno nel panorama nazionale, visto che un consigliere autoctono «guadagna 100 mila euro in meno all’anno» di un parigrado della Sardegna.
Ma ecco i numeri. I più recenti. Quelli che quantificano i costi annui del parlamentino regionale: nel 2007, lo scrive il bilancio di previsione, i 60 consiglieri in carica assorbono complessivamente 11,4 milioni di euro. Come nel 2006. E gli ex consiglieri, più o meno 140 quelli che hanno diritto all’assegno vitalizio, si dividono 8,6 milioni di euro. 400 mila euro in meno che un anno fa. Vecchi e nuovi occupanti di piazza Oberdan, dunque, richiedono 20 milioni di euro all’anno. Senza contare, però, gli assessori esterni. Un termine di paragone? I costi minimi stimati dell’esercito di consiglieri regionali attualmente in carica in Italia, da Bolzano a Palermo, ammonta ad almeno 220 milioni di euro. Ma, snocciolate le macro-cifre, quanto guadagna in busta paga un consigliere del Friuli Venezia Giulia? I conteggi non sono semplicissimi: i compensi sono frutto di un mix di indennità, rimborsi, benefit grandi e piccini. La voce più robusta è l’indennità di presenza: vale 10.714 euro lordi al mese, dopo l’ultimo e retroattivo aumento, e viene erogata a tutti. Dal presidente al «peone».
Se qualcuno è assente ingiustificato alle sedute d’aula, però, paga pegno e si vede decurtare la paga. Poi, c’è l’indennità di carica o di presenza: va dai 5.357 euro al mese del presidente della Regione e di quello del Consiglio ai 3.214 euro degli assessori sino ai 1.258 euro di capigruppo, presidenti di commissione o segretari dell’ufficio di presidenza. Ancora, uguale per tutti, c’è il rimborso mensa: frutta 486 euro al mese. Ma non va ignorato, anche perché può essere decisamente robusto, il rimborso auto: garantisce 443 euro al mese ai consiglieri eletti a Trieste, 1.200 euro a quelli eletti a Gorizia, 1.750 euro a quelli eletti a Udine e, infine, 2.704 euro a quelli eletti a Pordenone o Tolmezzo. Gli unici esclusi? Il presidente della Regione, quello del Consiglio e i dieci assessori, perché hanno l’auto blu e l’autista. Poi, però, ci sono le ritenute. Pesanti: il 5% se ne va per l’indennità di fine mandato, il 17% per il vitalizio, il 2% per la reversibilità. Risultato? I consiglieri semplici, fatte le somme e le sottrazioni, percepiscono a fine mese uno stipendio lordo di 8.629 euro mentre il presidente della Regione e quello del Consiglio, i più pagati, ne ottengono 13.986. Non è finita, però.
I politici di piazza Oberdan, tra i benefit, godono dell’abbonamento autostradale gratuito e di un «bonus» per l’aggiornamento professionale: ammonta a circa 8 mila euro lordi a legislatura e consente di ammortizzare i costi dei viaggi di studio, piuttosto che quelli dei corsi di lingue o di informatica. Quando lasciano il consiglio, infine, i consiglieri percepiscono un’indennità di mandato: una sorta di «tfr» che frutta una mensilità per ogni anno di legislatura. Nell’attesa, s’intende, di maturare i 60 anni e la «pensioncina».
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