Trieste Libera sfiducia Giurastante Eletto un nuovo consiglio direttivo

«Mettete giù i panini e le bibite e venite a sedervi». Alle 18.45 l’assemblea straordinaria del Movimento Trieste libera ha inizio dentro il capannone ancora invenduto di via dei Cosulich 2 (angolo via Malaspina). La scritta “vendesi”, all’esterno, riguarda l’immobile industriale, non il movimento nato per caso tre anni fa ed esploso il 15 settembre scorso con 8mila persone in piazza e 3 mila iscritti. Una birretta e un panino con cotto in crosta è l’antipasto giusto prima della resa dei conti finale. Il capannone fa il pienone come a gennaio quando fu incoronato presidente Roberto Giurastante che non si fa vedere. Il terzo presidente (come si è autodefinito) è rimasto asserragliato nel bunker liberty di piazza della Borsa. Sono 400 i tesserati arrivati in zona industriale, molti si sono accreditati come ospiti. A fare un po’ di ordine c’è il capo defenestrato della sicurezza Alessandro Gotti e il blogger Andrea Rodriguez che fa valere l’esperienza acquisita in 10 anni di Etnoblog (da non iscritto è tra i candidato del collegio dei garanti, attualmente vacante).
«Nonostante tutto siamo ancora qui, siamo il popolo del Tlt» attacca Andrej Rupel, rappresentante del Gruppo Carso, uno dei tanti “epurati”. Non c’è il presidente “da sfiduciare”, ma c’è il suo ideologo di fiducia: Paolo G. Parovel presente nonostante consideri illegale l’assemblea e abbia denunciato tutti per “associazione a delinquere”. L’”ospite” indesiderato è riuscito addirittura ad ottenere il triplo del tempo concesso ai soci(9 minuti contro i 3). Basta e avanza per lanciare ogni tipo di accusa nei confronti dell’ex presidente, l’”esoterista” Stefano Ferluga e rischiare il linciaggio (portato in salvo dal tanto vituperato servizio d’ordine). Per gran parte dell’assemblea Parovel resta seduto in prima fila su una panca da solo. Impassibile di fronte alle accuse che gli piovono addosso. Una sfinge. Ride solo quando prende la parola Gotti, il capo delle “giubbe nere” del movimento (di nero vestito, in effetti). «Mi sto preparando a diventare massone. Ma non sono uno spione. Se fossimo golpisti ci saremmo noi in piazza della Borsa, non voi» tuona. E Parovel ride di gusto. L’unica volta. «Pensavo fosse un leader, anche se era strano di suo. Poi è diventato un dittatore tipo Pol Pot» è la diagnosi del capo della sicurezza. «Democratici de cagarse» commenta ad alta voce uno dal pubblico. «Alessandro è stato chiarissimo» chiosa Ferluga, il secondo presidente, che in assenza di Giurastante prende la guida dell’assemblea non prima di aver chiesto scusa a tutti gli iscritti «per lo spettacolo increscioso degli ultimi tempi». Tra le slide di accuse si perde più volte un sudatissimo Vito Potenza, l’ex segretario che a fine aprile aveva tentato una mozione di sfiducia nei confronti del presidente e si è trovato sfiduciato. Potenza sarà presente nel nuovo consiglio come pure i due soci fondatori (Stefano Ferluga e Adriano Ciacchi) e il referente del Gruppo Carso Andrej Rupel e l’uscente Claudio Beorchia. Tra i candidati c’è anche Gino Scrigner, il proprietario del capannone invenduto, che non ha ceduto alle pressioni (definite «indegne») di Giurastante. Gli altri sono Marco Pizzi, Denis Berginc, Stefano Fierro, Luca Milkovitch, Alessandro Valerio e Aleksij Budin. Si chiamano fuori dal direttivo gli altri due soci fondatori: Arlon Stok («il golpista a 10mila chilometri di distanza e autore dell’immagine coordinata del movimento») e Sandro Gombac (il primo presidente, assolutamente “past”, impegnato sul fronte di Triest Ngo).
Il solito Gombac prima ringrazia Parovel per «aver reso possibile l’assemblea straordinaria (anche se dopo ci denuncerà per banda armata)», poi cita John Lennon: «La vita è quello che ti succede mentre sei impegnato a fare altre cose». “Imagine all the people living for today”. L’avviso di sfratto per piazza della Borsa è partito.
©RIPRODUZIONE RISERVATA
Riproduzione riservata © Il Piccolo








