Trieste: minacce al collega, nei guai un sesto agente

Indagato un altro poliziotto della Squadra nautica per le uscite in mare gonfiate. Avrebbe intimidito chi lo voleva denunciare
Lasorte Trieste 30/07/11 - Duino, Porticciolo
Lasorte Trieste 30/07/11 - Duino, Porticciolo

TRIESTE Si allarga a macchia d’olio l’inchiesta del pm Federico Frezza sulle finte uscite in mare delle vedette della Squadra nautica della Questura. È finito infatti nei guai il sesto agente coinvolto nella bufera giudiziaria sui rapporti di servizio taroccati.

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La vedetta d’altura e i tre gommoni della polizia uscivano regolarmente dalla base. Ma in mare, di pattuglia, rimanevano solamente per poche ore, al contrario di quello che appariva ufficialmente. L’identità del poliziotto non è stata rivelata perché sono in corso altri accertamenti.

In particolare - da quanto si è appreso - riguardo un presunto grave episodio di minacce nei confronti di un collega che aveva manifestato l’intenzione di denunciare proprio il comportamento “allegro” dell’agente che, appunto, era più volte rientrato anticipatamente agli ormeggi con la vedetta ma nella relazione aveva invece indicato orari assolutamente gonfiati. Ecco cosa avrebbe detto al collega l’agente sotto inchiesta: «Te mando quattro serbi soto casa e te fazo sparir».

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Poi - sempre secondo le indagini del pm Frezza - l’uomo in divisa al termine della breve accesa conversazione si sarebbe rivolto al collega facendo il gesto di tagliargli la gola passandosi il pollice sul collo e in maniera ancora più eloquente - per far capire che non stava scherzando - avrebbe fatto scattare con un clic la sicura della pistola d’ordinanza dopo aver aperto la fondina.

Insomma, secondo il pm, si è trattato di un atto certamente intimidatorio indirizzato a “chiudere la bocca” all’altro poliziotto impaurendolo. Per evitare appunto che andasse a riferire l’episodio ai superiori. Trapelano pochi ulteriori particolari sulla vicenda che - ovviamente - non si può collocare solamente nell’ambito di una semplice per quanto deprecabile truffa ai danni dello Stato oltre alla falsificazione delle relazioni.

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Emergono infatti elementi - appunto le minacce - che rendono la vicenda ben più grave e pesante delle altre simili accadute all’interno dell’inchiesta sulla Squadra nautica. Tant’è che il caso particolare è stato di fatto stralciato dal fascicolo principale sui “furbetti”.

La data dell’episidio delle presunte minacce al collega è del 13 agosto del 2013. È chiaramente indicata nella relazione di servizio scritta dall’altro poliziotto e, poi, trasmessa dai dirigenti alla Procura. C’è da aggiungere che appena una settimana prima di tali minacce c’era stata un’uscita in mare “allegra” la cui durata era stata gonfiata come in molte altre circostanze.

Abbastanza, come detto, per far scattare l'accusa non solo di truffa, ma anche di falso ideologico visti gli orari di rientro “taroccati” riportati in atti ufficiali come le relazioni di servizio. Orari descritti, insomma, in maniera particolarmente “generosa” per far scattare le relative indennità di servizio esterno.

Infatti il servizio esterno risultava - dalla relazione di servizio - essere durato ben tre ore. Invece, sempre in base alle indagini, altri componenti della pattuglia della Squadra nautica avevano constatato che in realtà l’uscita in mare era durata due ore. Uno di questi lo aveva fatto presente al collega responsabile di quel servizio.

Il quale appunto aveva comunque allungato fittiziamente l’uscita allo scopo - evidentemente - di ottenere l’indennità che compete solo quando la durata della navigazione supera le tre ore. E poi, per evitare problemi, così emerge dall’inchiesta, lo aveva minacciato facendogli capire molto bene che se lo avesse denunciato gliel’avrebbe fatta pagare. Il sesto poliziotto sotto inchiesta è stato interrogato nei giorni scorsi dal pm. Presente il difensore, l’avvocato Antonio Santoro. Si è avvalso - da quanto si è saputo - della facoltà di non rispondere.

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