TRIESTE NON SI FERMI A SESANA

Ho trovato triste e provinciale il tormentone che prosegue ormai da quasi una settimana sulla vicenda di Sesana… L'ho trovato triste perché, in sintesi, vedo sempre Trieste oscillare tra manie di grandezza e complessi d'inferiorità. Un giorno siamo pronti ad essere il centro del mondo, capitale dell'Expo mondiale, e via, tutti in delegazione a Parigi… Il giorno successivo c'è chi pensa di compiere un fatto storico perché porterà una delegazione a… Sesana.


Non sarà più l'emblema dello squallore di un tempo (quello che ricordava Morelli) ma non mi pare sia ancora l'ombelico del mondo. Quello che trovo preoccupante, anche nel centrodestra di cui faccio parte, è la mancanza di progetto, di strategia, di visione d'assieme. Vorrei che finisse la stagione della pesca delle occasioni, con le quali si vivacchia ma non si va lontano. Compresa Sesana. Di progetto, infatti, si era parlato anche nel dibattito in Comune. E in questa vicenda, come in altre, non c'era An contro Dipiazza. Ma le perplessità maggiori arrivavano da dentro la lista Di piazza (col suo capogruppo) e da una parte considerevole di Forza Italia. Questioni di metodo e di merito, di visione prospettica e di strategia. È un po' come la questione del fronte mare: non si può cambiare a seconda della luna, delle maree o dell'influenza degli astri… E che serve la politica, il dibattito, se non a creare ricchezza, idee, scelte migliori e il più possibile condivise? Ecco perché vorrei finissero anche due leggende metropolitane che ad arte si suggeriscono attraverso la mente, la penna e l'inchiostro di qualcuno. La prima: quella che dipinge An come partito che vuol mettere in gabbia un sindaco ansioso di libertà e perciò vi si contrappone, un sindaco che proprio per questo vuol somigliare a Illy (l'indipendente dei tempi che furono) e quindi ci va costantemente a spasso…


La seconda: la stupida rappresentazione caricaturale di una pattuglia di trinariciuti nazionalisti, che non si sono accorti della caduta del Muro di Berlino e del nuovo millennio, i quali ergono i muri contro gli antichi "nemici" sloveni. Non ci crede più nessuno ma è meglio dirlo. Non è così. La politica deve essere dialettica, arricchimento, non la presunzione di fare tutto da soli e aver sempre la ricetta giusta. Non serve dire "Faccio tutto io"… salvo poi cambiare idea a seconda dell'ultimo con cui si ha parlato o di ciò che si reputa al momento conveniente… Vale per i sindaci e vale per i governatori, dagli zingari ai rigassificatori… Vale per il traffico, per i parcheggi, per la sicurezza, per i rapporti commerciali e internazionali. Personalmente, come dicevo sopra, non credo alla politica della fiera delle occasioni e vorrei vedere più serietà da una parte e dall'altra. Mi spiego. Ultimamente Illy e Di piazza vanno molto a braccetto. I malevoli dicono che il sindaco di Trieste, assieme ad altri sindaci, stia trattando per una modifica alla legge elettorale regionale che rimuova l'incompatibilità (o meglio l'incandidabilità) dei primi; altri invece, dicono che sia stato conquistato dalle ricette economiche delle rane cinesi di cui il governatore è esperto. Ammettiamo che sia buona la seconda tesi.


Avremo o meno il diritto di sapere se il centrodestra ha un progetto alternativo a quello già sperimentato e fallito di Illy o no? A proposito di rapporti internazionali avremo o no il diritto di sapere se il sindaco, con questi movimenti d'oltreconfine, stia sponsorizzando l'Euroregione favoleggiata da Illy o no? L'Euroregione che il presidente Illy vuole creare tra realtà regionali (come la nostra) e statuali (come la Slovenia) non nascerebbe istituzionalmente e costituzionalmente sbilanciata e con un sistema di rapporti per noi penalizzante? E che "capitale d'area" (dizione cara al sindaco) potrebbe mai essere allora Trieste in tale sistema? Subordinata a Lubiana come logica ed intelletto lascerebbero supporre? Ci conviene? Non credo. Rapporti economici: la legge del mercato avanza e supera barriere e confini. Non è una novità che diversi imprenditori triestini aprono filiali o delocalizzano poco oltre il confine: livello di tassazione abbondantemente inferiore al nostro, chi potrebbe dar loro torto? Più di qualcuno compra o costruisce casa o villa.


È vero o no che importanti nomi triestini operanti nel settore del caffè sbarcano le loro merci a Capodistria piuttosto che a Trieste? È vero o no che pochi giorni fa da parte austriaca (lo ha ampiamente riferito "Il Piccolo") si è dichiarato che è ancora aperto il "ballottaggio" tra Trieste o Capodistria come porto di riferimento? "Rumors" affermano che Capodistria potrebbe vincere la sfida… E noi di Capodistria siamo alleati o concorrenti? Logica vorrebbe che si costruisse un rapporto di collaborazione ma nella ripartizione e riconoscimento dei ruoli e nella franchezza. Passate disastrose esperienze di "collaborazione" al momento hanno determinato che Capodistria sia diventato un pericoloso concorrente più che un affidabile alleato. Il sistema integrato dei porti dell'alto Adriatico deve nascere ma con certezze, progetto, strategie e con il governo italiano alle spalle. Con garanzie di crescita e ruolo per il capoluogo giuliano e la Regione. E con il Corridoio 5 come la mettiamo? Per noi è strategico ma sulla vicenda il comportamento della Slovenia è ancora dilatorio e contraddittorio. Per Trieste e la regione, strategicamente, appare come la via di sviluppo più importante. In pratica si tratta della scommessa europea di trasferire il transito delle merci dal percorso tradizionale a nord delle Alpi a quello nuovo a Sud.


A questa visione va integrata quella della logica "verticale" dell'alimentazione dell'Europa dal Mediterraneo. Non solo dunque la "transpadana", ma impianto infrastrutturale a sostegno dei valichi alpini ferroviari, dal Frejus al Brennero e Tarvisio. La connessione della Pontebbana rappresenta a breve l'asse centrale del sistema potendo unificare in un'ottica di comune crescita della regione i porti, Trieste in primis, i terminali retroportuali, le sue infrastrutture e i suoi distratti industriali e logistici nell'Alto Friuli. Erano questi solo alcuni spunti di riflessioni comuni, che magari valgono un po' di più di una simpatica visita a Sesana tra "gostilne" e fisarmoniche. Poi, quanto a feste, ognuno è libero di andarci dove e quando vuole. A Lubiana hanno di che festeggiare ed è giusto che lo facciano. Sono in Europa a tutti gli effetti e di ciò non possono che essere orgogliosi. Credo avrebbero fatto bene a restituire almeno in parte ciò che i loro padri comunisti rapinarono a molti istriani che oggi magari abitano a Trieste. A loro e ai loro figli non si chieda di venire in piazza a far festa. È una questione antica, di fronte alla quale basta un minimo di sensibilità. Che non si può avere a corrente alternata.


Sappiamo bene che non ci sono i barbari alle porte e che Trieste ha le porte spalancata sul terzo millennio. Si tratta solo di sapere intraprendere una strada, che vorrei ci portasse lontano, con intelligenza, progettualità, gusto della sfida, capacità e voglia di futuro. Non possiamo partire per fermarci a Sesana…

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