Un Corpus Domini di «giustizia e solidarietà»

Messa e processione. Crepaldi: «La presenza di Cristo non può essere chiusa nel tempio»
Silvano Trieste 22/06/2014 Corpus Domini, Processione
Silvano Trieste 22/06/2014 Corpus Domini, Processione

Celebrazione solenne della festività del Corpus Domini ieri anche nella nostra città: il vescovo Giampaolo Crepaldi ha celebrato la messa nella chiesa di San Giacomo, per guidare poi la processione fino al piazzale della cattedrale di San Giusto, dove ha pronunciato il messaggio alla Diocesi e alla città prima di impartire la benedizione eucaristica. Durante l’omelia tenuta nella chiesa di San Giacomo il presule ha sottolineato la valenza della processione come «una pubblica benedizione per questa nostra città di Trieste». «Porteremo Cristo sulle strade della nostra città - ha aggiunto il vescovo prima di dare il via alla processione - per affidare alla sua bontà le nostre case, le nostre famiglie, la nostra vita quotidiana. Le nostre strade saranno così le strade di Gesù, le nostre case saranno case per lui e con lui. Le nostre famiglie saranno la sua famiglia. La nostra vita sarà penetrata dalla sua presenza. Davanti ai suoi occhi misericordiosi metteremo le sofferenze degli ammalati, la solitudine dei giovani e degli anziani, le preoccupazioni di coloro che sono senza lavoro, le nostre tentazioni, le nostre paure, tutta la nostra vita».

Al termine della processione, sul piazzale di San Giusto, il vescovo ha innanzitutto ricordato l’ordinazione dei quattro nuovi sacerdoti - don Andrea, don Francesco, don Karol, don Wlade - tenuta proprio l’altro ieri in cattedrale, invitando i fedeli ad «accompagnare con fervorosa preghiera i primi passi di questi quattro sacerdoti novelli affinché il loro sacerdozio sia conforme, sempre e in tutto, alle esigenze del cuore del Signore Gesù».

«Siamo giunti fin qui in questo colle - ha poi sottolineato il presule - per dire alla nostra città che ciò di cui ha bisogno, ci ascolti o non, è la presenza di Cristo eucaristico. Una presenza che non può essere chiusa nel tempio, ma che attraverso noi suoi discepoli diventa costruttiva di una vera comunità, di una comunità che nella giustizia e nella solidarietà si apre a chi è povero; una comunità capace di coltivare la vita, tutta e sempre; una comunità che ha fiducia nelle sue famiglie e le protegge da insensati bombardamenti; una comunità che educa i suoi figli, bambini e giovani, senza irretirne lo sviluppo con illogici programmi formativi che rischiano di comprometterne la sana e naturale crescita; una comunità civile dedita a difendere il lavoro e la voglia di intrapresa tanto necessarie per il suo sviluppo presente e futuro; una comunità ben governata da persone esemplari e dedite al bene comune; una comunità - ha concluso Crepaldi - per un umanesimo integrale e solidale».

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