UN MONITO INASCOLTATO
Neanche i risultati dei ballottaggi portano conforto al centrosinistra. La vittoria dei suoi candidati, nuovi e vecchi, alla provincia di Genova e nelle città di Pistoia e di Piacenza non significa affatto che nelle due settimane trascorse dal primo turno vi sia stata una mobilitazione elettorale e una ripresa politica. Infatti, in alcuni ballottaggi cruciali, come a Parma e a Lucca, dove, pure, i candidati del centrodestra non erano i sindaci in carica e quindi non godevano di particolari vantaggi di posizione, il centrosinistra non riesce ad ottenere un ribaltone.
Anzi, anche in questo secondo turno, si direbbe, a giudicare anche dall’aumento delle percentuali di astensionisti, che, nonostante gli appelli lanciati dai leader dei partiti a superare la delusione per le non brillantissime prove del governo nazionale, gli astensionisti di sinistra abbiano, per così dire, riconfermato il loro voto, ovvero se ne siano rimasti a casa. Naturalmente, questo è un problema più del centrosinistra, che ha bisogno dell’entusiasmo di tutti i suoi elettori, che del centrodestra. Però, quando Berlusconi smetterà di cullarsi nel sogno di una spallata al governo, che non è ovviamente venuta dalle elezioni amministrative, potrebbe anche rendersi conto di un paio di fatti molto rilevanti. Primo fatto: se gli astensionisti (di sinistra) hanno voluto mandare un messaggio ovvero dare una lezioncina al loro governo, questo non significa affatto che abbiano intenzione di votare per il centrodestra in eventuali elezioni politiche anticipate. Anzi, la loro astensione dice «delusione nei confronti del governo», ma, anche, «nessuna disponibilità a passare al centrodestra».
Secondo fatto: i partiti del centrodestra sono, in questo momento, in verità da qualche tempo, effettivamente maggioranza nel paese reale. Ma lo sono anche perchè il centro-destra lucra sulla delusione degli elettori del centro-sinistra. In proprio, non può vantarsi di nulla. Non ha nessuna proposta politica originale e innovativa. In Parlamento, soprattutto al Senato, si caratterizza per le sue gazzarre di vario tipo, meglio se teletrasmesse. E non certamente per essere un’opposizione propositiva. Non è neanche, a giudicare dal perdurante distacco di Casini, la cui Udc ha comunque molto poco da festeggiare, un’opposizione coesa. L’altra faccia della medaglia è che i dirigenti del centro-sinistra continuano imperterriti a suonare la loro lira, ciascuno per la sua piccola nicchia di elettori, mentre Roma, ovvero Palazzo Chigi, sta bruciando, di litigi, di intercettazioni, di mancanza di idee, persino di incapacità di formulare una visione condivisa e convincente per il prosieguo della legislatura. Mettere in ordine nelle finanze dello Stato è un compito meritorio anche se molti cittadini a livello locale, colpiti da qualche balzello inaspettato, possono non avere gradito.
Dire in maniera chiara e forte quale linea si perseguirà per rendere complessivamente l’Italia migliore dovrebbe adesso essere la priorità di Prodi e dei partiti che lo sostengono. Invece, sembra che le energie di un pò tutti gli uomini e le donne di partito e di governo si disperdano nel sostenere, da una parte, nel rifiutare, dall’altra, il Partito democratico che, oggi, è piuttosto un problema che una soluzione per il centro-sinistra e per il governo. Il quadro complessivo rimane, pertanto, nient’affatto promettente.
Riproduzione riservata © Il Piccolo
Leggi anche
Video








