Un nuovo processo per la bancarotta Alikè

Torna dal giudice, con un nuovo imputato e un capo di imputazione corretto su provvedimento di un altro giudice, la vicenda infinita del crac Alikè, la holding fallita nel 2009 con un buco di 25 milioni di euro, all’epoca proprietaria di villa Hausbrandt e del palazzo della Ras.
L’udienza dibattimentale è stata fissata per il prossimo 5 luglio. Lo ha disposto il gip Luigi Dainotti che ha accolto le richieste del pm Antonio Miggiani e ha rinviato a giudizio Dimitri Passaro, 48 anni, già amministratore della società, Giuliana Giammello, 58 anni, ex funzionario della sede di Ronchi dei Legionari della Cassa di risparmio del Friuli Venezia Giulia e - questo è il nome nuovo - Salvatore Palermo, titolare di una ditta di pulizie. Sono difesi dagli avvocati Alberto Tarlao, Livio Grapulin, Giuseppe Campeis e Riccardo Cattarini.
Passaro, al quale nel precedente processo è stato rigettato il patteggiamento, è accusato di bancarotta fraudolenta. In particolare è accusato di aver distratto dalle casse delle società del gruppo almeno 4 milioni di euro. Giammello è accusata di falso in bilancio per aver eseguito alcune delle operazioni che hanno provocato la bancarotta. Il 6 febbraio 2006, dopo la chiusura della filiale di Ronchi, alla presenza di Passaro e di un’impiegata, ha effettuato una serie di movimenti bancari alquanto bizzarri per la somma complessiva di 4,5 milioni. Soldi che sono usciti dai conti di Passaro e dell’altro amministratore Gianluca Valenti (che nel 2013 ha patteggiato due anni e 6 mesi e ha pagato alla curatela un milione e mezzo di euro) per poi tornare, dopo un giro vorticoso, negli stessi depositi. Un’operazione che, secondo la procura, era servita sostanzialmente per distrarre le somme dal patrimonio di tutte le società. Palermo, titolare della Termopulizie Sas, è invece accusato in concorso con Passaro di aver distratto 144mila euro a fronte di operazioni inesistenti.
«Andiamo sereni a giudizio sulla scorta del nuovo capo di imputazione. Ci vengono contestate delle distrazioni di denaro per pagamenti interni al gruppo Alikè riferiti a operazioni asseritamente inesistenti», ha dichiarato l’avvocato Alberto Tarlao. E ha aggiunto: «Di tali operazioni, che si riferiscono in particolare a consulenze prestate, daremo ampia prova dell’esistenza in corso di dibattimento. Quanto alle operazioni immobiliari interne al gruppo relative ad esempio al palazzo Ras e a villa Hausbrandt comproveremo che le stesse sono avvenute a prezzi di mercato. E lo faremo supportati da adeguate perizie (anche da quelle redatte per conto della curatela fallimentare). Nessuna di tali operazioni ha natura distrattiva». (c.b.)
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