«Un passaporto speciale per i ricercatori in paesi a rischio»

Sul giovane ricercatore ucciso e torturato in Egitto afferma: «Serve verità. Serve trasparenza. Serve chiarezza da parte di un Paese con il quale le relazioni sono importanti (e aggiunge anche ottime, ndr) e, che proprio per questo non può mascherarsi dietro ipotesi che finora non sono soddisfacenti». Il ministro prosegue: «Valeria Solesin e Giulio Regeni erano giovani mossi da un’ansia di ricerca, studio e scoperta. Quando si va in Paesi con condizioni di rischio maggiore bisogna cercare di dare loro un’identità di ricercatore in mobilità che forse non è ancora precisa. Ho proposto a Irina Bokova (direttore generale dell’Unesco, ndr) che l’Unione europea e l’Unesco considerino l’idea di avere per questi talenti in mobilità una possibilità di aggiungere al passaporto comune, un passaporto di eccellenza che possa identificarli e proteggere».

Il ministro non parla di cervelli in fuga ma di talenti in mobilità e mentre la campagna nazionale “Salviamo la Ricerca”, una petizione che denuncia «la distruzione sistematica della ricerca e dell'università pubblica» lanciata dal fisico Giorgio Parisi su Change.org ha raccolto in due settimane oltre 45 mila adesioni, ricorda che il governo ha lanciato un Piano straordinario previsto dalla Legge di Stabilità 2016 per il reclutamento di 861 ricercatori universitari di tipo b (tenure track), gli unici che possono portare alla promozione a professore associato. Commenta il ministro: «Non bastano, ma sono un segnale importante a cui si aggiungeranno con un decreto che ho già firmato e che dovrebbe uscire proprio oggi (ieri per chi legge, ndr) ulteriori 200 posti che riguardano gli enti di ricerca vigilati dal Miur. Il rettore Fermeglia dichiara: «Una dozzina sono per il nostro Ateneo. Non basta ma meglio di niente». (l.m.)