Un sogno in tre minuti I bambini “rifanno” Trieste

Andrea: «Mi fa stare bene il gelato di Zampolli ma non vorrei traffico e smog» Angelica: «Eliminerei le madri che sostano in auto davanti al portone della scuola»
Di Luca Saviano
Foto Bruni Trieste 20.05.16 Sogni per Trieste in largo Panfili
Foto Bruni Trieste 20.05.16 Sogni per Trieste in largo Panfili

«Se puoi sognarlo, puoi farlo». Chissà se la redazione di Konrad, il mensile di informazione critica che viene distribuito gratuitamente sul territorio regionale, ha pensato alle parole di Walt Disney nell’organizzare “Sogni per Trieste”, un cantiere onirico nel quale provare a immaginare la città del prossimo futuro. «Ci siamo chiesti come poter dare il nostro contributo ai cittadini - ha spiegato il direttore responsabile della rivista Simonetta Lorigliola - nel corso di questa campagna elettorale che, a dire il vero, non si sta rivelando particolarmente appassionante. Abbiamo scelto di portare in piazza i sogni, delle utopie concrete, e di consegnarle a chi si candida ad amministrare questa città».

Un microfono aperto, «nella splendida riqualificazione di largo Panfili che ha restituito la piazza a pedoni e ciclisti», è stato messo a disposizione delle associazioni, dei cittadini e degli alunni di alcune scuole primarie e secondarie. Pochi politici sono comparsi ad ascoltare gli interventi, ciascuno dei quali della durata massima di tre minuti. Il candidato sindaco del Movimento 5 Stelle Paolo Menis e l’assessore comunale alle Politiche sociali Laura Famulari hanno prestato molta attenzione soprattutto agli interventi dei bambini, i sognatori per eccellenza.

Sono stati loro fra i primi a portare il proprio contributo, dopo aver sognato a occhi aperti sia in classe che in famiglia. La semplicità delle loro parole ha permesso ai presenti di volare tra le piccole gioie della vita quotidiana, passando per le tematiche più complesse e attuali che riguardano questo territorio. «Mi fa stare bene il gelato di Zampolli - così Andrea, alunno della prima G della Guido Corsi - . Una cosa che mi innervosisce di Trieste è il traffico e lo smog, ma anche quando non funziona il tram de Opcina».

Il tema dell’inquinamento atmosferico è stato ripreso anche dal compagno di classe Jacopo, che a chiare lettere ha sottolineato come «la Ferriera inquina troppo e fa schifo solo a vedersi». Anche Lucrezia ha dimostrato che i sogni più belli sono quelli di colore verde. «Trieste non è una città ecologica - ha affermato - . Andrebbe cambiato il sistema della raccolta dei rifiuti e mi piacerebbe che in centro venisse fatto spazio a una pista ciclabile». Antonio, della seconda F, si è invece idealmente rivolto al futuro assessore alle Politiche sociali, chiedendo «di mettere a disposizione dei ragazzi degli spazi inutilizzati per creare luoghi dove potersi esprimere e dove poter stare insieme, sia d’estate che d’inverno». Quello di Roberta è sembrato quasi l’ambizioso programma di un futuro amministratore della cosa pubblica. «Vorrei costruire più edifici per quelli che ne hanno bisogno - le parole della giovane alunna - . Vorrei che tutti avessero un lavoro. Vorrei che le fabbriche venissero costruite dove non ci sono case, così le persone non si ammalano. Vorrei organizzare strutture per fare divertire i giovani e vorrei che ci fossero più aree per far giocare i cani».

Ad Angelica non sono andate giù le condizioni in cui versa il parco giochi di piazza Hortis. «Andrebbe ristrutturato - ha puntualizzato sotto lo sguardo attento della mamma Angela - , insieme alla stazione ferroviaria di Campo Marzio e al Porto Vecchio».

Angelica ha dimostrato di avere le idee chiare anche sulle cose che proprio non le piacciono. «Eliminerei Monte Grisa, i negozi di cinesi nel Borgo Teresiano, la Ferriera e le mamme che portano i bambini a scuola con la macchina e che si fermano davanti al portone». Luca, della Finzgar di Barcola, ha scelto di sognare in versi e di esaltare la natura multiculturale del proprio istituto, spiegando che «a scuola nostra vanno a braccetto diverse lingue e nazionalità. Parliamo infatti di bambini di diversi colori, tutti della stessa città».

L’immaginazione degli adulti, intervenuti in seguito, ha dipinto con ulteriori tinte la Trieste di domani. Anna Gregorio si è avvicinata al microfono con in mano un cubo di dieci centimetri di lato. «È un satellite vero e proprio - le parole della ricercatrice dell’Università di Trieste - , che fra un anno andrà in orbita. Con la nostra startup Picosats vogliamo dare lavoro ai giovani, in un settore dove spesso sono costretti a emigrare». Roberto Calella, di Articolo 32, un forum che si occupa di salute mentale, ha auspicato che «la società diventi sempre più inclusiva», ma ha anche esortato la cittadinanza a «rendersi conto che Trieste rappresenta un faro mondiale per quanto riguarda la cura del disagio mentale». In rappresentanza del Cai Alpina delle Giulie è intervenuto Riccardo Ravalli.

Il suo sogno ha assunto i contorni di un ripido sentiero. «Ce ne sono tanti che salgono dal mare al Carso - ha affermato Ravalli - e spesso sono abbandonati. Con pochi soldi si potrebbe renderli nuovamente percorribili, provando così a recuperare le attività agricole sui pastini, sul modello delle Cinque Terre».

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