Una folla al compleanno di Monte Grisa

TRIESTE. Trieste ha accolto con una splendida giornata di sole le centinaia di fedeli che, ieri mattina, hanno raggiunto Monte Grisa per celebrare l’anniversario della consacrazione del tempio dedicato alla Madonna avvenuta esattamente cinquant’anni fa. Una domenica calda, con il sole a picco sull’azzurro del golfo e sulla città, ha dato il benvenuto anche a chi è partito da lontano pur di essere presente a un evento dall’intenso valore religioso, a conferma che il tempio mariano ha sempre esercitato sui fedeli un richiamo molto particolare.
L’appuntamento di ieri si è rivelato importante non solo per i credenti ma per l’intera città che, di quel santuario, ha fatto un simbolo unico «raggiunto, in questo mezzo secolo da innumerevoli pellegrini, arrivati fin quassù, in questa mirabile oasi di preghiera, da cui si gode di un impareggiabile panorama, per ristorare le loro anime afflitte da tanti dolori fisici e morali, che sempre accompagnano il vivere umano, trovando qui il cuore accogliente e misericordioso della Mamma celeste» come ha ricordato il vescovo Giampaolo Crepaldi nella sua omelia. Crepaldi si è quindi soffermato sul 22 maggio del 1966: «Data che portava a compimento il voto che, nel 1945 e nel contesto drammatico degli ultimi giorni della sanguinosa seconda Guerra mondiale, il mio indimenticabile e amato predecessore, monsignor Antonio Santin, aveva fatto alla Madre di Dio, implorandola di salvare la nostra città di Trieste».
«Per onorare e ringraziare la Madonna con questo Santuario - ha aggiunto il Vescovo - monsignor Santin scelse uno dei posti più suggestivi del territorio carsico. Da allora, Monte Grisa è diventato un luogo di perdono e riconciliazione celesti, un luogo spirituale di pace e di quiete, un luogo in cui trovare il tempo e lo spazio adeguati - ha concluso - per ricomporre il senso della propria vita umana e cristiana».
Il momento più suggestivo e di forte intensità è stato quello della benedizione alla città, impartita dal vescovo dal piazzale, sul quale è stata portata anche la statua della Madonna, sorretta a braccia dai componenti dell’associazione Venezia Giulia e Dalmazia. Poco dopo la statua è ritornata nella chiesa, attraverso la Porta Santa, seguita da una processione coordinata da Salvatore Porro, responsabile organizzativo delle manifestazioni. A quel punto il rettore del tempio, padre Luigi Moro, ha ufficialmente chiesto al vescovo Crepaldi di intercedere, nelle opportune sedi istituzionali, «affinché quanto prima la statua di Antonio Santin possa essere trasportata, come tutti i fedeli triestini auspicano qui a Monte Grisa, dove la aspettiamo con devozione».
Di interesse storico anche il ricordo degli eventi che portarono alla progettazione del tempio mariano, fatto da monsignor Ettore Malnati, vicario episcopale per il laicato e la cultura. «La prima e fondamentale occasione che spinse il vescovo Antonio Santin a pensare di erigere un santuario alla Vergine Maria fu la difficile situazione in cui versava la città di Trieste il 30 aprile 1945 - ha detto Malnati - quando, sopraggiunte in città le truppe di Tito, con ancora arroccati nel castello i tedeschi di Hitler, sembrava molto problematico trattare la loro resa. Santin andò nella sua cappella privata e scrisse dietro un’immagine della Vergine Addolorata, formato cartolina, un voto che recitava così “Qui sull'altare della mia cappella davanti al Santissimo Sacramento, oggi 30 aprile 1945, festa di Santa Caterina da Siena, patrona d’Italia e apertura del mese di Maria, alle ore 19.45, in un momento che è forse il più tragico della storia di Trieste, mentre tutte le umane speranze per la salvezza della città sembrano fallire, come vescovo indegno di Trieste mi rivolgo alla Vergine santa per implorare pietà e salvezza. E faccio voto che se, con la potenza della Madonna, Trieste sarà salva, farò ogni sforzo perché sia costruita una chiesa in suo onore».
©RIPRODUZIONE RISERVATA
Riproduzione riservata © Il Piccolo








