Una mamma goriziana: «Dove andrò a partorire?»

Luisa: «Ad ottobre ci sarà il lieto evento e sono angosciata visto che la Regione vuole chiudere il reparto cittadino». Intanto, verrà convocato un consiglio comunale dedicato
Di Francesco Fain

Aveva già partorito a Gorizia. Era nata una bella bambina dagli occhi azzurri. «Un’esperienza eccezionale - ricorda -. È come essere in una clinica privata: coccolate e seguite passo dopo passo con grande professionalità e serietà». Logico che, in vista di un nuovo lieto evento, abbia deciso di dare ancora fiducia al tanto bistrattato reparto materno-infantile di Gorizia, «e ciò nonostante le tante voci terroristiche relative alla sicurezza».

La chiamaremo Luisa, il nome è di fantasia. Preferisce mantenere l’anonimato ma Luisa è una delle tante mamme che ha partecipato alle periodiche manifestazioni pro-Punto nascita organizzate dal comitato “Voglio nascere a Gorizia”. «Sì, anche mio figlio vorrebbe nascere a Gorizia ma non potrà più farlo», trattiene a stento le lacrime la giovane mamma. «Credetemi: sto vivendo una situazione angosciante. Quando ho appreso della decisione della Regione di chiudere tutto, non volevo credere alle mie orecchie. Certo, più volte si era detto che questo era l’intendimento ma speravamo che non si concretizzasse mai». Luisa entra nel vivo della questione. «Dovrei partorire ad ottobre ma, come dicono, il reparto in quella data sarà già bell’e chiuso. Oggi, francamente, non so a che ospedale rivolgermi. Non riesco a capire perché abbiamo deciso di tagliare le gambe a un reparto che funzionava, nonostante l’impoverimento di personale e mezzi. Monfalcone? Palmanova? Spero francamente che la Regione faccia marcia indietro e torni sulle sue decisioni. Volete che vi racconti un aneddoto? Domenica ho avuto un problema e mi sono recata subito al San Giovanni di Dio: con il parto ormai vicino, è meglio non sottovalutare alcun sintomo. Se il reparto non ci fosse stato, avrei dovuto raggiungere Monfalcone o Palmanova con tutte le conseguenze che comporta un viaggio più lungo. Invece così sono stata immediatamente assistita e tranquillizzata: fortunatamente, non era nulla di grave».

Luisa è un fiume in piena. Si sente delusa e amareggiata. «Mi dicono che il personale del Punto nascita di Gorizia dovrebbe essere trasferito a Monfalcone. Ma io - scandisce chiaramente le parole la mamma goriziana - voglio poter partorire nella mia città, non da un’altra parte. Scrivetelo pure: quello che stanno facendo è una cosa vergognosa. Stiamo diventando una città-fantasma, stanno uccidendo Gorizia. Mi sento come un pallina in un flipper: mi è stata fissata una nuova visita fra due settimana ma non sono stati in grado di dirmi dove dovrò presentarmi. A Gorizia? A Monfalcone? A Palmanova? Mai avrei pensato di vivere una situazione così».

Sul versante politico, la maggioranza ha depositato la richiesta di convocare «in tempi brevi» un consiglio comunale dedicato alla questione del Punto nascita.

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