Una partita di calcio per l’integrazione

Non c’è stato bisogno di andare ai rigori. Il risultato è maturato nel tempo del gioco, quando il pallone ha fatto la storia della partita. Sul rettangolo della palestra dell’istituto Pacassi, si...
Udine 01 Marzo 2016 ambulatorio alla cavarzerani Petrussi Foto Turco Massimo
Udine 01 Marzo 2016 ambulatorio alla cavarzerani Petrussi Foto Turco Massimo

Non c’è stato bisogno di andare ai rigori. Il risultato è maturato nel tempo del gioco, quando il pallone ha fatto la storia della partita. Sul rettangolo della palestra dell’istituto Pacassi, si sono incontrate nei giorni scorsi le formazioni dei migranti e richiedenti asilo ospiti del Nazareno di Gorizia, e quella degli operatori della cooperativa sociale Aesontius, rinforzata anche da alcuni utenti della comunità La casetta.

Una partita di calcio a cinque, articolata in due tempi da trenta minuti, che ha visto impegnarsi le due squadre per la vittoria e per il sano piacere di confrontarsi e sfidarsi con il gioco più bello di sempre.

Contrasti e passaggi smarcanti, stop e tiri al volo, parate e “unodue”, rinvii e occasioni da gol: gli ingreienti per una sana competizione ci sono stati tutti, a partire dall’impegno di ogni singolo giocatore, coinvolto anche emotivamente in questa partita importante anche dal punto di vista simbolico, per il suo significativo messaggio di integrazione e condivisione sociale.

Sette a quattro, questo il risultato finale, a favore dei ragazzi ospiti del Nazareno, che nella partita hanno messo a frutto gli intensi allenamenti, che già da diverso tempo stanno sostenendo, motivo ulteriore di impegno e aggregazione.

Così i ragazzi, provenienti dal Pakistan e dall’Afghanistan, hanno messo alla prova il loro continuo miglioramento tecnico, che di settimana in settimana si sta affinando, preparandoli a nuove partite, occasioni rinnovate per sfide sportive e possibilità di inserimento più ampio e condiviso nel tessuto sociale della nostra città.

E il calcio, con le sue dinamiche di gioco di squadra, diventa importante strumento di apprendimento e conoscenza, occasione per nuove e possibili conoscenze, e per più ampie e profonde esperienze umane.

Per dire anche che si può perdere, con la fortuna di non sentirsi sconfitti.

Come si suol dire, uno a zero, palla al centro. Ma c’è una partita ancora tutta da giocare. Per cui impegnarsi. Non solo per pareggiare.

(g.f.)

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