Violenze, 35 donne isontine accolte al Pronto soccorso

Trentacinque. Tante sono state le donne (in maggioranza italiane) che negli ultimi due anni, cioè dall’attivazione avvenuta nel 2014 a oggi, si sono rivolte alle “Stanze rosa”, entrate in funzione prima nel Pronto soccorso dell’ospedale di Monfalcone, poi in quello di Gorizia. Solo in due casi si è reso necessario il collocamento della vittima in alloggio protetto.
Sono i numeri (importanti) resi noti dall’Aas Bassa Friulana-Isontina e che riguardano la Stanza rosa, un servizio aperto 24 ore su 24 per accogliere e dare sostegno alle donne, minori, anziani e soggetti deboli vittime di violenze fisiche o psicologiche. Il dottor Alfredo Barillari, assieme ai medici e infermieri del reparto, ha sviluppato la capacità nell’emergenza di adattarsi per fare fronte a ogni tipo di situazione. Dopo pochi mesi è stata aperta la sede di Gorizia. I nosocomi di Monfalcone e Gorizia sono stati i primi in regione, e secondi in Italia dopo l’esperienza avviata dall’Azienda sanitaria della Toscana, ad aprire nel reparto d’emergenza una Stanza rosa. La nuova Aas Bassa Friulana-Isontina recentemente costituita, che si espande fino a Latisana, si prefigge l’obiettivo di aprire in tempi brevi altri servizi di questo tipo anche nei nosocomi di Palmanova e Latisana.
Entriamo nel dettaglio. All’interno del Pronto soccorso ciascuno può trovare una stanza dedicata alle vittime di violenza in cui ritrovare un ambiente tranquillo ove avere le prime cure, l’assistenza psicologica oltre che fisica e tutte le informazioni per la gestione delle fasi successive all’evento. L’equipe del Pronto soccorso viene integrata di volta in volta da personale del Consultorio familiare, della Pediatria, Ginecologia, Chirurgia, per gestire in modo multidisciplinare i volti della violenza. Nelle fasi successive della gestione, l’equipe del Pronto soccorso coordina l’intervento delle forze dell’ordine e dei Centri antiviolenza per una presa in carico successiva.
«All’Azienda sanitaria, quindi, l’evento acuto viene gestito in Pronto Soccorso, ma il percorso continua in sinergia con le altre figure professionali, con il coordinamento del Consultorio familiare presso le strutture sanitarie e dei Centri antiviolenza sul territorio - spiega l’Aas -. Questa rete consente alla persona che ha subito violenza non solo di essere assistita, ma anche di essere accompagnata, eventualmente assieme ai figli, in un percorso di uscita dalla violenza».
La Stanza rosa, dicevamo, è usufruibile 24 h su 24, tutti i giorni e le notti dell’anno, viene garantita la privacy e la sicurezza e l’allontanamento nei confronti del maltrattante. Il personale è stato adeguatamente formato con 4 edizioni del percorso “I volti della violenza”. Esiste un protocollo di intervento dettagliato in continuo aggiornamento in base ai casi emergenti. Secondo l’Aas, «è presumibile che ci siano altri casi non in evidenza, per questione culturale e linguistica, che blocca alcune donne nel timore di infrangere regole sociali della loro comunità. Oltre ai Centri antiviolenza gestiti dalle associazioni Sos Rosa a Gorizia e Gradisca e “Da donna a donna” a Ronchi, sono in rete la Polizia, i Carabinieri, gli operatori dell’Ambito socio-sanitario, i servizi sociali dei Comuni della provincia di Gorizia».
(fra.fa.)
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