Accoppiata Jansen-Pappano per due grandi concerti

Una violinista dal forte temperamento, l'olandese Janine Jansen, un direttore appassionato come Antonio Pappano, due orchestre blasonate, la London Symphony Orchestra e l'orchestra dell'Accademia...

Una violinista dal forte temperamento, l'olandese Janine Jansen, un direttore appassionato come Antonio Pappano, due orchestre blasonate, la London Symphony Orchestra e l'orchestra dell'Accademia nazionale di Santa Cecilia, un insolito abbinamento di brani e autori, i concerti per violino di Johannes Brahms e Béla Bartók, infine lo Stradivari Baron Deurbroucq sono gli assi nella manica dell'etichetta Decca che propone un cd che è già garanzia di qualità per la combinazione di elementi.

I due concerti scelti sono stati scritti pensando a un interprete specifico: il maturo Brahms lo scrive per (e quasi con) l'amico Joseph Joachim, autore della cadenza che la Jansen utilizza nel primo movimento, il giovane Bartók attraverso il filtro dell'amore per la violinista ungherese Stefi Geyer.

Per la Jansen si tratta di un binomio naturale, perché nella diversità di linguaggi condividono una profonda combinazione di forza sinfonica e intimità cameristica. Magistrale l'interpretazione dell'unico concerto per violino di Brahms, datato 1878, in un respiro musicale che evita ogni schematicità con un fraseggio mosso, vibrante. Non rimane traccia della difficoltà della partitura, soltanto una musicalità esuberante che conquista e commuove, in particolar modo nel celebre, secondo movimento, dove l'insolito protagonismo dell'oboe, reso con eterea dolcezza dall'oboista di Santa Cecilia Francesco Di Rosa, incontra un violino intenso, carico di emotività. Pappano è maestro nella direzione operistica e la cantabilità caratterizza anche la sua ricerca sinfonica con un tocco teatrale che imprime una sigla riconoscibile su entrambe le orchestre. Del concerto di Bartók (1907) la Jansen coglie il dinamismo, le inquiete vibrazioni, anche le asprezze.

Rossana Paliaga

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