Arte, cibo e tanto sesso così se la spassavano i nostri lontani antenati

di CLAUDIO TUNIZ Oggi si dice che l'adolescenza e la vecchiaia diventano sempre più lunghe e che sono aumentate le occasioni di svago e il tempo libero. Ma come scorreva la vita dei nostri antenati...
Di Claudio Tuniz
06 Jun 2011, France --- Stone-age cave paintings. Artwork depicting various animals painted on the wall of a cave. These paintings are found in the Chauvet Cave, France, the site of the earliest known cave paintings (as of 2011), which have been dated to between 32,900 and 30,000 years ago. --- Image by © Javier Trueba Rodriguez/ /Science Photo Library/Corbis
06 Jun 2011, France --- Stone-age cave paintings. Artwork depicting various animals painted on the wall of a cave. These paintings are found in the Chauvet Cave, France, the site of the earliest known cave paintings (as of 2011), which have been dated to between 32,900 and 30,000 years ago. --- Image by © Javier Trueba Rodriguez/ /Science Photo Library/Corbis

di CLAUDIO TUNIZ

Oggi si dice che l'adolescenza e la vecchiaia diventano sempre più lunghe e che sono aumentate le occasioni di svago e il tempo libero. Ma come scorreva la vita dei nostri antenati nel tempo profondo? Nuovi metodi scientifici permettono di sondare questi temi scrutando la microstruttura di denti e crani, con risultati sorprendenti. Per i nostri lontani antenati l'infanzia era breve e la vecchiaia inesistente. Osservando il bambino di Taung, un australopiteco di 2 milioni di anni fa, troviamo un molare già spuntato. In base ai parametri di noi sapiens avrebbe dovuto avere 6 anni. La tomografia con raggi x, che ci consente di contare le linee di crescita dello smalto dentario, ci dice invece che aveva solo tre anni e mezzo. Le australopitecine passavano rapidamente dall'infanzia alla maturità, con un'età riproduttiva più precoce della nostra. Anche Homo erectus aveva uno sviluppo più rapido, come si desume dai resti del ragazzo del Lago Turkana in Kenya di 1,6 milioni di anni fa. Alto 1,70 m, aveva l'aspetto di un tredicenne di oggi, ma, in base alla microstruttura del suo smalto dentario, un’età biologica di soli 8 anni. Anch'esso aveva quindi una infanzia brevissima: dopo lo svezzamento era pronto ad armarsi di un’ascia acheuleana e a correre nella savana per procurarsi un pasto, alto in proteine animali, per nutrire quel cervello in rapida crescita che costituiva la sua “innovazione biologica”. Poteva anche divertirsi a cacciare gli ultimi esemplari di australopiteco, che, in una savana sempre più secca e inospitale, tiravano a campare mangiando tuberi e radici. Erectus non si fermava a lungo con i suoi genitori: l'orologio biologico ticchettava e doveva accoppiarsi al più presto per assicurare un futuro ai suoi geni. Il registro geologico non rivela alcun indizio che egli fosse creativo nelle arti e nello sviluppo di utensili, avendo continuato per oltre un milione di anni a riprodurre la stessa ascia di pietra. Per cui non c'erano molte cose di cui discutere, né conoscenze da tramandare attorno all’immancabile fuoco, che usava per cacciare, difendersi e cucinare. Finora non ci sono indizi in grado di confermare che avesse già raggiunto un qualche grado di pensiero simbolico, anche se, al di là di ossa fossili ed oggetti litici, è difficile che si conservino “prove” di una tale capacità, in un periodo così remoto. Quindi è probabile che le sue principali fonti di soddisfazione fossero limitate al cibo e al sesso, come forse per alcuni di noi.

Gli umani successivi, come l'uomo di Visogliano di 350.000 anni fa, antenato comune di noi e dei Neanderthal, avevano una vita molto simile. I nostri antenati sapiens, invece, avevano una infanzia più lunga, simile alla nostra, già al tempo della loro evoluzione in Africa. Questo risulta dall’analisi con la superTAC alla luce di sincrotrone dei denti di un bambino di 160.000 anni fa scoperto in Marocco. Aveva 8 anni e gli strati dello smalto confermano che il suo sviluppo biologico corrispondeva a quello che oggi . ci si aspetta a quell'età. Questa fanciullezza più lunga, senza fretta di riprodursi, risultò molto utile per far maturare il nostro cervello e per imparare dagli adulti un numero crescente di cose. E sappiamo che sempre più energie erano dedicate al “divertimento” ovvero ad attività non riconducibili alla sopravvivenza, come procurarsi il cibo, proteggersi dal freddo e difendersi dagli animali e da altri umani. Già in Africa, prima di 70.000 anni fa, i sapiens incominciarono a tracciare segni simbolici su tavolette di ocra e a costruire elaborate collane di conchiglie, oltre che a sviluppare nuove armi di pietra, più efficaci e pericolose, magari da lanciare a distanza. Tracce di questo comportamento si trovano lungo tutto l’arco della loro espansione verso oriente, nei 20.000 anni che sono serviti loro per raggiungere l'Australia. Pitture di animali che sembrano risalire a 48.000 anni fa sono state appena trovate in alcune grotte dell'Indonesia.

Altre testimonianze “culturali” si rinvengono in Australia alcuni millenni dopo. Arrivati in Europa, 45.000 anni fa, in piena era glaciale, i sapiens, radunati intorno a un bel fuoco, iniziarono a produrre musica, a ballare, cantare e rappresentare sulle pareti delle grotte una incredibile varietà di animali. Quelli raffinati ed incantevoli che troviamo dipinti nella grotta di Chauvet, in Francia, risalgono a 32.000 anni fa. Gli strumenti a fiato, costituiti da lunghe ossa di grifone o zanne di mammut, con fori prodotti da strumenti litici, sono molto più antichi. Secondo precise datazioni al radiocarbonio ve ne sono alcuni, nella caverna di Hohle Fels, in Germania, che risalgono a oltre 40.0000 anni fa. Non lontano sono state rinvenute, in strati della stessa età, piccole veneri di avorio di mammut da appendere al collo, senza testa e con gli attributi femminili esageratamente sviluppati: un’evidente celebrazione erotica della fertilità. La vita era allora breve e spericolata, da vivere al massimo, alla Vasco Rossi, dato che non superava normalmente i trent’anni. Suonare e cantare in compagnia attorno al fuoco favoriva la promiscuità e gli incontri amorosi, che dovevano essere molto frequenti, per generare la più ampia prole possibile, vista l’elevata mortalità infantile. I Neanderthal, che vivevano con noi in Europa nello stesso periodo, non erano da meno, anche se la loro musica e la loro arte sembrano meno sofisticate, come dimostrano i resti dell'unico flauto attribuito loro, quello di Divie Babe in Slovenia, e le loro pitture rupestri, scoperte in Spagna. Di certo le “feste selvagge” dei nostri giovani non possono dirsi un’invenzione recente. E anche senza globalizzazione, i modi di divertirsi alla fine del Paleolitico erano ovunque gli stessi, come adesso. Esisteva però un’importante differenza: con il superamento della soglia dei trent'anni compaiono i nonni, capaci di trasmettere il sapere ad un ampia platea di giovani. Sembra che la figura del nonno abbia avuto un ruolo chiave nella diffusione delle innovazioni introdotte dalla “rivoluzione culturale” del Paleolitico superiore. Ma i Neanderthal, pur avendo forse le stesse capacità cognitive di noi sapiens, avevano probabilmente una vita media più breve, come dimostrato dalla microtomografia ai raggi x dei denti di settanta esemplari provenienti dal sito di Krapina in Croazia. La scarsità di nonni potrebbe allora essere invocata come una concausa della loro estinzione e della nostra sopravvivenza.

(7 - Fine. Le altre puntate sono state pubblicate il 16, 22, 29 maggio e l'8, 12 e 19 giugno)

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