Bellocchio rilegge Gramellini ma con un tocco di cattiveria

CANNES. «Ci sono ovvietà sconvolgenti» con queste parole Massimo (un ottimo Valerio Mastandrea) si sente lodare il suo articolo sul giornale. Protagonista di “Fai bei sogni” diretto dal...
Di Andrea Crozzoli

CANNES. «Ci sono ovvietà sconvolgenti» con queste parole Massimo (un ottimo Valerio Mastandrea) si sente lodare il suo articolo sul giornale. Protagonista di “Fai bei sogni” diretto dal settantasettenne Marco Bellocchio, scelto per aprire la Quinzaine des Realisateurs a Cannes, è quel Massimo Gramellini, autore del bestseller eponimo, edito da Longanesi, dove il nostro “finto scrittore che parla di sè tra sè e sé” (citando Giorgio Gaber del “Trani a gogò”) racconta la perdita della madre. Nell’era dove presentatori, calciatori, cantanti scrivono libri, l’approccio alla scrittura di largo respiro da parte di un giornalista è, oseremo dire, naturale conseguenza.

Con stile adatto a quei lettori che formano i loro gusti guardando Fazio in tv, Gramellini usa una scrittura semplice, chiara, buonista, dove l’empatia trionfa sempre; mentre l’anarchico moderato (come si autodefinisce) Bellocchio ha riscritto per immagini la vicenda, infilandoci qua e là qualche graffiata d’autore (come l’algida battuta di Piera degli Esposti), o qualche significante “ovvietà sconvolgente”. Inserendo inoltre, per ricreare l'atmosfera di quegli anni, canzonette di Morandi o Modugno e la mitica Carrà in Canzonissima 70. A Cannes, Bellocchio, che è stato nel '68 il più folgorante esordio di tutta la storia del cinema italiano con “I pugni in tasca” (quella volta uccideva la madre), chiarisce subito che il progetto sul libro di Gramellini gli è stato proposto da un produttore. «Dopo aver letto il libro - rivela - ho trovato numerosi punti interessanti». Una certa cattiveria che aleggia nelle parole e nello sguardo di Valerio Mastandrea sono, infatti, chiaramente di impronta “bellocchiana”.

Applausi scroscianti, per il film e il regista, che con la sua grintosa modestia a Cannes è di casa: trenta anni or sono, infatti, presentava, proprio alla Quinzaine, il film scandalo “Il diavolo in corpo” (con fellatio esplicita) con la sensuale Maruschka Detmers.

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