Bronzi e l’Orchestra d’Archi nella danza tedesca

Domani al Verdi per la Società dei concerti pagine di Mozart, Haydn, Beethoven, Schönberg

TRIESTE. Appuntamento con la Società dei Concerti, domani, alle 20.30, al Teatro Verdi, dove si esibirà l’Orchestra d’Archi Italiana insieme al direttore e violoncellista Enrico Bronzi, con un programma in cui si celebra la Danza Tedesca, la piccola forma della danza strumentale, così come è stata declinata, nelle sue molte identità e funzioni, dalla Vienna asburgica.

Questo concerto sarà aperto anche ai non tesserati e i biglietti sono in prevendita al Ticket Point in Corso Italia e sul circuito Vivaticket oppure la sera stessa del concerto al Verdi.

La Danza tedesca è uno dei generi fondamentali di cui si è nutrito il classicismo viennese. Raccontare la Danza tedesca equivale a raccontare il florido rapporto tra la prassi musicale colta settecentesca e il popolare. Da questo incontro nascerà il Minuetto classico (che evolve nello Scherzo) e successivamente il Walzer, fiore all’occhiello della Kakania. Il concerto racconterà questa storia, tutta giocata sul numero 3 (tanti sono i tempi della danza tedesca), tra humour ed eleganza.

L’avvio del concerto sarà dato dalle pagine per i balli di Corte di fine '700, in cui trovano uguale legittimità le figure e i passi della tradizione nobile e di quella popolare, rigenerati dalla creatività di Mozart con le 5 contraddanze k 609 e di Haydn con le 12 Danze tedesche Hob.IX: Anhang (versione per archi di Bernhard Paumgartner), capaci con pochi tratti di produrre miniature incantevoli e di trasformare la musica d'uso in musica d'arte.

Basta un quarto di secolo per assistere a una trasfigurazione: le architetture della danza (e non solo quelle del Minuetto), incardinate nella tradizione maggiore del classicismo (Sinfonia, Quartetto, Sonata), sono oggetto, nell'ultimo Beethoven - quello del Quartetto op. 130 (polittico in sei movimenti, che nella prima "versione" aveva come finale la sbalorditiva Grande Fuga op. 133) - di una metamorfosi che può ancora nutrire le dimensioni oniriche ed evocatorie della contemporaneità di Fontanelli, in prima esecuzione assoluta, con “Tagebuch eine fahrenden Tänzers”(2017) per violoncello e archi, composto su commissione della Società dei Concerti. Infine spetta ai Walzer del giovane Schönberg (che dal 1895 annaspava come violoncellista nell'orchestra di amatori - per lo più studenti di medicina - dell'associazione musicale viennese "Polyhymnia", fondata e diretta da Alexander Zemlinsky) aggirare, con gusto post-brahmsiano, i richiami della dinastia degli Strauss e restare in equilibrio sull'abisso, allo spegnersi di una civiltà, storica e linguistica.

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