Com’è strano fare scuola in un ospedale

Se il tuo presente è appeso a una flebo, sapere quanti gironi ha l’Inferno di Dante conta assai poco. Se ogni volta che mangi, poi, corri in bagno a vomitare tutto, forse ti interessa poco scoprire che cosa racconta “La signora Dalloway” di Virginia Woolf. Perché la vita stessa appare come un’incognita, e il futuro non è contemplato all’orizzonte di giornate passate ad aspettare il bollettino medico.
Lì dentro, nelle stanze di un ospedale, i riti della scuola sembrano davvero enigmatici e inutili. Come racconta Caterina Venturini (che nel 2009 ha debuttato con “Le tue stelle sono nane”) nel suo romanzo “L’anno breve” pubblicato da Rizzoli (pagg. 359, euro 19).
Non è facile per Ida Ragone, che nel suo mestiere di insegnante ci crede davvero, e anche se a casa ha il box doccia rotto i libri non mancano, calarsi nella realtà di un liceo allestito dentro un ospedale. Dove i ragazzi entrano perché hanno problemi di salute, spesso gravi, ma non si sa se e quando usciranno.
Il primo giorno di scuola, la prof. si presenta armata del sacro furore che la segue a ogni inizio d’anno. Ma ben presto sarà costretta a prendere contatto con una realtà mai esplorata. Quella di Andrea, un ragazzo che arriva da Trieste e cerca di liberarsi del fantasma ingombrante del padre. Quella di Mattia, che rifiuta di parlare, di aprire gli occhi per guardare la realtà. Eppure, in qualche modo riesce a farsi capire.
E poi c’è Salvatore, che non perde la speranza anche se sta aspettando un trapianto. E Leila che si inventa un futuro da ballerina, ma si lascia consumare dall’anoressia. O Palumbo Elisa, che nessuno sa esattamente quale sia il suo problema di salute.
Lì dentro, Ida Ragone sarà costretta a fare i conti con se stessa. Perché guardando negli occhi quei ragazzi fragili e coraggiosi riuscirà a ripescare dal suo passato un’amicizia forte, dolorosa, perturbante.
alemezlo
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