Da “Mimì e Cocotte” le ricette gucciniane

«Ehi, non state lì a fare Mimì e Cocotte!». Una simpatica frase dei nonni emiliani ai nipoti(traducibile in triestino con un classico «No ’ste far remitùr», inteso come casino...) diventa adesso l’erm...
Di Furio Baldassi

«Ehi, non state lì a fare Mimì e Cocotte!». Una simpatica frase dei nonni emiliani ai nipoti(traducibile in triestino con un classico «No ’ste far remitùr», inteso come casino...) diventa adesso l’ermetica insegna di uno dei più recenti locali del Triangolo delle Bevude compreso tra via Diaz, via Torino e via Cadorna. In quest’area Giovanna Abbondanza, bolognese in fuga, ha trovato il suo habitat naturale. Meglio per lei e per noi, perchè una che arriva direttamente da via Paolo Fabbri, luogo di gucciniana memoria, non approda in città tutti i giorni. E, nel profluvio di locali che aprono, chiudono, riaprono, falliscono, la tipologia del “turtelèn” mancava proprio. Il posto ha, sì, linee d’arredamento decisamente moderne (visti i mobili colorati, una via di mezzo tra gli asili di ultima generazione, e non a caso i bimbi hanno i loro luoghi deputati, e certe tendenze minimaliste) ma nella sua cucina la gestrice impone e propone cucina ruspante, regionale e non, sempre genuina e fatta con passione. Ha orari particolari, questo posto. Apre a cena solo i martedì o, su richiesta e nelle serate speciali, tipo i recenti eventi abbinati al festival cinematografico “East meets West”. Il trend giovanile è predominante, nella bella sala con muri a vivo, ma in un altro angolo potete magari scorgere una famigliola, nell’altra ancora turisti per caso. La posizione del posto è più che felice, del resto, l’atmosfera gradevole.

Giovanna non si dimentica le sue origini, per fortuna. Oltre alle sue creazioni, dunque, per le quali si fa coadiuvare in cucina da Andro Venni e Paolo Drigo, ha aperto una linea diretta col capoluogo emiliano, dal quale arrivano i famosi tortellini di pasta fresca. Che, uniti a un brodo vero di carne, dove ci sono persino le zampe di gallina, alla vecchia maniera, vi scalda il cuore oltre allo stomaco. Pregevoli le classiche tagliatelle, nobilitate dal suo ragù leggero (a Bologna, non dimentichiamolo, lo arricchiscono spesso persino con una manciata di mortadella a pezzi nella cottura finale, qui non è il caso, abbiamo già dato...), oltre a proposte di giornata mai banali. Di questi tempi, ad esempio, vi può capitare una crema di lenticchie al curry, o il delicatissimo e morbido spezzatino di manzo alla birra con polenta, senza dimenticare, per i vegetariani convinti, uno sfizioso sformato di broccolo, e magari una finale crema al mascarpone con lamponi e cioccolato. Anche perchè i dolci, magari al mattino, sono un altro dei must del locale.

Pure indicazioni, sia chiaro, poichè il menu cambia spesso. E non vi espone mai a un’overdose di offerte ma, anzi, giostra sul territorio, facendo proprie quelle che dovrebbero essere sempre le caratteristiche di una moderna trattoria. Vinelli interessanti, con qualche frizzante emiliano, prezzo alla mano, entro i 20 euro.

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