Girovagando nel “Chiantishire” si mangia anche in macelleria

TRIESTE. Avete lo spirito del turista “slow”? Siete disposti a intrupparvi in lunghe colonne sulle strade provinciali, a correre il rischio di un incontro ravvicinato non richiesto con un cinghiale o un capriolo, a fermarvi dove capita e merita, o solamente dove vi suggerisce il vostro istinto, ad andare per cantine o a mangiare, bizzarrìa solo apparente, in una macelleria? Bene, la Toscana fa per voi. E, segnatamente la zona del Chianti e della Val d’Orcia, sorta di vasi comunicanti del sapore, del buon vino, della gioia di vivere e delle bellezze poco note. Agli italiani, in primis. Perchè tra questi palazzi secolari, tra queste pietre meravigliose, tra questi cipressi infiniti, si parla quasi esclusivamente inglese.
Colpa della crisi, dicono gli autoctoni, che ha fatto spostare gli italiani magari verso mediocri destinazioni mediterranee, modeste ma low-cost, e diventare quest’area il “Chiantishire”, regione inglese all’estero, visto che la percentuale di residenti dell’ex perfida Albione che si sono comperati casali e ville storiche, persino cantine intere, è elevatissima. E basta percorrere pochi chilometri per capire perchè. Ad ogni angolo un’attrattiva per il turista. Per caso o motivatissimo.
Capita, per esempio, al Castello d’Albola, uno dei “buen retiri” toscani di Gianni Zonin, anzi, il preferito visto che, dicono, ama passarci le vacanze più volte all’anno. Posizionato a 600 metri d’altezza, come la gran parte dei borghi della zona, vanta circa 900 ettari di terra (150 coltivati a olive) delegati per il 95% al vino rosso dell’area, che va dal Chianti classico all’Acciaiolo, dall’uvaggio de Le Ellere all’antesignano del Chianti, lo Chardonnay, fino al tipicissimo Vin Santo, che tocca i 16 gradi! Un luogo che merita assolutamente visitare (info e prenotazioni 0577738019). Tra le varie ed eventuali potrete anche godere della vista di una vecchia cantina, trovata per caso forando una parete, con vini vecchi fino a 80 anni.
Ma, ci ripetiamo, qui le sorprese saltano fuori ad ogni curva. Anche in un paese troppo moderno, come Greve in Chianti, che nell’unica piazzetta, diciamo così, storica, ospita l’Antica Macelleria Falorni, posto che da solo vale la visita. All’aperto o nelle belle sale interne potete fare scorpacciate di salumi e, curiosità sfiziosa, provare anche i vini più pregiati al calice con la wine card da 5 o 10 euro. E se il paese non vi sfizia, non perdetevi la sua “dependance” in collina, il castello di Montefioralle, a un chilometro o poco più dal centro. Un borgo medievale con vicoli di pietra dallo straordinario “appeal” e la Taverna del Guerrino (055 853106), vera magia sospesa sopra le colline, con una terrazza indimenticabile in cui godere la sua chianina, le specialità e la cortesia d’altri tempi dei titolari.
Andando avanti lungo il percorso, Siena è sempre Siena. Con i pro e i contro di una città “assediata” dal turismo, con decine di migliaia di presenze ogni giorno. Meglio, dunque, allontanarsi dai menù tutto compreso di piazza del Campo, scendere fino a piazza del Mercato e fermarsi da Papei, dove assieme a giapponesi e americani trovi anche dei “veri” senesi al tavolo. Per finire, a Montepulciano cercate relax dove volete alle sue salite infinite, ma non perdetevi la Città Sotterranea. Siete convinti di entrare in un negozio di delikatessen locali, e finite tre livelli sotto tra antiche cantine ed ex stanze di tortura (!) con tanto di attrezzi e pozzi dei desideri...
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