La dignità delle quattro pensionate suicide

UDINE. In un biglietto spiegano perché hanno deciso di farla finita. «Abbiamo capito che siamo di peso allo Stato, ai medici, ai farmacisti, a tutta la società – dicono le quattro pensionate greche – quindi ce ne andiamo per non darvi altre preoccupazioni. Risparmierete sulle nostre pensioni e vivrete meglio». Sembra la storia di certe persone anziane, travolte dalla crisi economica. Sembra quella del pensionato italiano che si è tolto la vita dopo il crack della sua banca.
In realtà, la vicenda che Daria Deflorian e Antonio Tagliarini, assieme a Valentino Villa e Anna Amadori, affrontano nel loro spettacolo “Ce ne andiamo per non darvi altre preoccupazioni” (solo stasera a Udine, Teatro San Giorgio, ore 21, nel cartellone di Teatro Contatto) nasce da una pagina del romanzo "L'esattore" dello scrittore greco Petros Markaris. «Siamo a teatro. A teatro non muore nessuno» ci tiene a precisare Deflorian. «Non ci permetteremo mai di affrontare realtà tanto drammatiche come quelle raccontate dalla cronaca. Per noi, riflettere sulla storia di quattro pensionate suicide è invece stabilire un parallelo con la realtà. Non mettere allo scoperto il senso di colpa che accompagna quelle decisioni, soprattutto se poi se ne occupano i giornali. Sottolineare invece il valore di un gesto che sembra essere un dono di sé, accettazione della propria impotenza, di quanto si è fragili, e al tempo stesso un atto di resistenza nei confronti di un sistema sociale, il nostro, che richiede sempre più prestazioni». Per questo molte persone, dopo aver visto lo spettacolo, li ringraziano personalmente. Perché ridanno dignità a quella zona di vita che non più trova posto nella corsa sociale. Perché mostrano come sia giusto anche dire no, basta, mettere un limite alle richieste. Non è uno spettacolo sulla crisi economica, “Ce ne andiamo per non darvi altre preoccupazioni”. Né sul ripiegamento. Ma sull’eccesso di ottimismo. Perché non si può, e non si deve, dire sempre “Yes, we can”.
Roberto Canziani
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