La Traviata diventa fumetto anche poliziesco o western

TRIESTE. Traviata, la popolare opera di Giuseppe Verdi, diventa un fumetto. Un’operazione azzardata ma riuscita, almeno a guardare il libro fresco di stampa, “La Traviata di Verdi” appunto, firmata da Guendal e Raimondo Pasin e che sarà presentata oggi al Conservatorio Tartini (ore 18.30). A firmare la sceneggiatura è Guendal, che ha alle spalle altre opere fumettistiche e inoltre ha sceneggiato il cartone animato “Trieste sogna”, in fase di produzione.
L’opera di Verdi su libretto di Francesco Maria Piave è l’opera lirica per eccellenza, rappresenta la cultura italiana nel mondo e, come tutti i grandi classici, parla un linguaggio universale. «Nella mia attività di sceneggiatore – dice Guendal – dopo avventure supereroistiche e fantasy, volendo io tradurre in fumetto un melodramma, la scelta di quest'opera è stata quasi obbligata. Le sue musiche sono immortali. La trama avvincente. Il libretto di Francesco Maria Piave un capolavoro. Inoltre, l'ambientazione classica di Parigi nel 1700 si sposava perfettamente con la matita e i colori del disegnatore Raimondo Pasin, insegnante nella scuola di disegno e fumetto Grafite qui a Trieste, che si è subito innamorato del progetto realizzando delle tavole meravigliose».
I disegni hanno un tratto personale che lega antico e moderno, restituiscono insomma all’immortalità dell’opera quel tocco di modernità che la rende ancora più viva e contemporanea. Ma perchè farne una graphic novel? «Per spiegarne il senso – continua Guendal – non c'è niente di meglio di un aneddoto accaduto pochi giorni fa. A breve la Traviata verrà rappresentata al Verdi di Trieste. Dei conoscenti a cena si chiedevano come potessero spiegarne la trama alla figlia. Ecco pronto il fumetto a risolvere il problema. L’opera lirica è un mezzo di narrazione antico. Le nuove generazioni crescono parlando linguaggi differenti. Il fumetto può essere un ponte che unisce capolavori del passato agli spettatori di oggi».
Il linguaggio del fumetto è estremamente versatile ed è possibile utilizzarlo in un'infinità di modi: «In questo caso, la sfida è stata quella di raccontare l'opera lirica non solo ripercorrendone la trama e i dialoghi, ma anche rispettandone le arie e i ritmi. Se vogliamo, oltre a presentare le caratteristiche del fumetto classico, il libro è un'opera sperimentale, che vuole tradurre in fumetto anche la musica». Di particolare interesse inoltre le cinque storie finali che ci restituiscono un’opera universale proprio perché “adattevole”, in qualche misura, ai generi più di moda, dall’horror al poliziesco. Com’è nata l’idea di aggiungere queste cinque mini trame?
«Come ogni rappresentazione che si rispetti, dopo gli applausi giungono i bis. Terminato il corpo principale del libro disegnato da Pasin, seguono le tavole di altri disegnatori triestini: Federico Fumolo, Filippo Rossi e Paola Ramella. Loro raccontano ciò che l'opera tace. Il libretto di Francesco Maria Piave termina, ma le potenzialità del racconto sono ancora enormi e la tecnica narrativa del fumetto può sfruttarle appieno. Ad esempio, tra il secondo e il terzo atto viene sottinteso un duello tra Alfredo e il barone: eccolo raccontato in puro stile western. E ancora. Violetta dice ad Alfredo che l'avrebbe amato anche dopo morta. Subito veniamo catapultati in un'apocalisse zombie per vedere se manterrà la promessa».
Riproduzione riservata © Il Piccolo








