L’attentato di Sarajevo al Museo de Henriquez

TRIESTE. “Venne dopo molti anni un testimone e poi un altro… Furono ascoltati, e ciascuno offrì la sua versione, con circostanze nomi, altri dati. Sì, tutti erano testi volontari, giunti da varie parti dell’Impero. Benché fossero testi immaginari, pure ognuno di essi era nel vero”. Nasce da un testo di Gilberto Forti, scritto nel 1984 e riedito recentemente da Adelphi, in cui l’autore usò l’arte della scrittura per intepretare la storia basandosi su una ricerca documentaria rigorosa, e da un’idea, un’intuizione di Paolo Rumiz, l’appuntamento “A Sarajevo il 28 giugno”, con la regia di Franco Però, in scena sabato 28 e domenica 29 giugno alle 20.30 al Civico Museo di guerra per la pace “Diego de Henriquez di via Cumano 22 (ingresso 5 euro).
L’evento, per ricordare il centenario dall’attentato di Sarajevo, è organizzato dal Comune con lo Stabile del Friuli Venezia Giulia. A interpretare un insolito e suggestivo spettacolo itinerante tra le sale del museo, Ariella Reggio e Antonio Salines affiancati da Fulvio Falzarano, Esther Galazzi, Gualtiero Giorgini, Adriano Giraldi, Riccardo Maranzana e Maurizio Zacchigna, con la partecipazione dello stesso Rumiz. Le musiche sono di Johann Strauss figlio e Franz Schubert, eseguite dal Quartetto Iris, le scene e i costumi di Andrea Stanisci.
Undici sono le testimonianze, le angolazioni diverse, da cui, originariamente, nel testo di Forti, viene ricostruito l’evento che cambiò la storia d’Europa. Nel doppio evento ne verranno presentate dieci, cinque per serata, ripetute più volte affinché gli spettatori possano ascoltarle tra le impressioni del museo, vedere, oltre alle macchine da guerra, che da quel 28 giugno di cent’anni fa le fabbriche si misero a costruire, e altre testimonianze “materiali”, "l'umanità". Proprio a Trieste, è stato ricordato nel presentare l’iniziativa, si svolse uno dei quattro funerali dell’arciduca Francesco Ferdinando e della moglie Sofia, con il corteo funebre che sfilò attraverso la città. «Ho scoperto il testo di Forti – racconta Rumiz – quando nel 2004 mi fu chiesto di scrivere dell’attentato di Sarajevo per Repubblica. È un libro che ha cambiato il mio modo di scrivere, e ho sempre pensato di volergli rendere omaggio, e al suo autore. Mi sembra importante, nel momento in cui si ricorda il 1914, ricordare anche quale fu, a Trieste e per Trieste, il mondo precedente alla Grande Guerra, e che i quattro quinti dei caduti provengono dalla nostra regione».
Annalisa Perini
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