«Papa Francesco? Solo marketing»

di ALBERTO ROCHIRA
Un'immagine forte gli è rimasta scolpita nella mente, come «rappresentazione plastica dell'ordine perverso creato dalla fame». Una collina di rifiuti alla periferia di Buenos Aires. Ogni giorno, a una certa ora, si aprono i cancelli, e i disperati della metropoli argentina si lanciano in una corsa forsennata a scalarne la cima, per impossessarsi degli scarti più nuovi. «Incredibile, se pensiamo che ci troviamo in Argentina, un Paese di soli 40 milioni di abitanti che ha la capacità di produrre cibo almeno per 400 milioni di persone», annota con lucida amarezza Martìn Caparròs, vincitore del premio letterario internazionale Tiziano Terzani, consegnatogli ieri a Udine dalla consorte del grande scrittore e giornalista scomparso nel 2004, Angela Terzani.
Ha conquistato la giuria con "La fame", documentato libro-reportage (edito da Einaudi) sugli innumerevoli volti della fame. «Non esiste la fame in sé - sottolinea subito lo scrittore -, ma ci sono gli 900 milioni di individui che ogni giorno non hanno abbastanza cibo per nutrirsi». Fame che non necessariamente "uccide migliaia di persone" nell'arco di un breve periodo, come accade nelle carestie, ma che provoca "lenta consunzione" per milioni di individui, destinati a morire per malattie causate dalla malnutrizione.
E non le manda certo a dire. Nemmeno quando gli si domanda se un personaggio come Papa Bergoglio potrebbe contribuire a cambiare la situazione. O se l’Expo di Milano lo ha convinto. «Guardando lo slogan “Nutrire il pianeta” penso che ci sarebbero state molte cose più utili da fare per la fame, piuttosto che spendere parecchi miliardi per organizzare questo spettacolo. Si voleva fare una grande manifestazione per promuovere il buon cibo italiano? Potevano evitare di mascherarsi da presunti salvatori della Terra».
Perché risolvere il problema della fame è così difficile?
«Innanzitutto perché noi abitanti dei Paesi occidentali opulenti pensiamo che non sia un problema nostro. E poi c'è un'altra terribile ingiustizia: quando ci accorgiamo che la povertà estrema e la fame esistono anche da noi, e questo accade sempre più spesso anche in Italia, come in Spagna, dove abito da un po' di anni, allora pensiamo che se l'affamato è un italiano, o uno spagnolo, il problema ci tocca, mentre se l'affamato è turco, africano, siriano, allora la cosa non ci riguarda»
Come si può uscire da questa situazione?
«Dipende da ciascuno di noi. Dobbiamo cessare di pensare che la fame sia un problema degli altri: c'è una persona su otto che ha fame, smettiamo di rimuovere la cosa. Se riusciamo ad avvertire come qualcosa che ci riguarda quei 900 milioni di persone che non mangiano abbastanza, allora possiamo cominciare a fare qualcosa. Per esempio, ci siamo mobilitati per la questine ecologica, che quarant’anni fa non era all’ordine del giorno. Adesso non si può nemmeno candidare una persona a sindaco di una piccola città senza toccare l’argomento ambiente».
Perché la minaccia ecologica ci coinvolge, mentre la fame no?
«È una minaccia democratica, mentre la fame è minaccia meno egualitaria. Possiamo, però, agire sui nostri rappresentanti anche sulla questione della fame. L'importante è non delegare la soluzione ai governi o alle grandi organizzazioni internazionali, che non fanno nulla se non siamo noi cittadini a fare serie pressioni».
Papa Francesco: il suo mettere l'accento sui poveri, gli ultimi, può essere efficace?
«Cinque anni fa la Chiesa di Roma era famosa per i preti pedofili e per gli scandali finanziari. Hanno avuto bisogno di un peronista come Papa Bergoglio per ricostruire un prestigio perduto. Ma io, conoscendo il peronismo, dico che non è un cambiamento vero, solo un adattamento ai tempi e alle necessità di marketing. L'istituzione Chiesa nella sostanza resta la stessa»
Alcuni dati ci dicono che la fame si è ridotta, altri che nella sola Africa subsahariana altri 180 milioni di affamati ci saranno nei prossimi decenni a causa del “land-grabbing”...
«Il land-grabbing, la sottrazione della terra ai contadini da parte delle multinazionali, è la fame del futuro. Un meccanismo produttore di fame, perché sottrae terra utile per produrre alimenti a popolazioni che già non hanno cibo a sufficienza. Quanto ai numeri sulla diminuzione globale della fame, vanno presi con le pinze. La regione dove è diminuita è la Cina, cioè l'area dove le politiche delle organizzazioni internazionali non hanno avuto alcun peso. Quindi è preoccupante che queste politiche siano fallite, soprattutto in Africa».
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