Per i fratelli Dardenne l’indifferenza di Cannes

Non convince il loro nuovo film “La fille inconnue”, che sembrava in corsa per la Palma d’oro
Di Beatrice Fiorentino
©PHOTOPQR/LE PARISIEN ; © PHOTO / LE PARISIEN / FREDERIC DUGIT SPECTACLE / CINEMA Palais des festivals à Cannes (06) 69ème Festival de Cannes Photo: photocall du film LA FILLE INCONNUE (Belgique) [En Compétition] En présence des réalisateurs Jean-Pierre DARDENNE & Luc DARDENNE (Belgique) 69th annual Cannes Film Festival in Cannes, France, May 2016. The film festival will run from 11 to 22 May. LaPresse Only italy 69° Festival di Cannes - Photocall del film 'La Fille' WOS160518946
©PHOTOPQR/LE PARISIEN ; © PHOTO / LE PARISIEN / FREDERIC DUGIT SPECTACLE / CINEMA Palais des festivals à Cannes (06) 69ème Festival de Cannes Photo: photocall du film LA FILLE INCONNUE (Belgique) [En Compétition] En présence des réalisateurs Jean-Pierre DARDENNE & Luc DARDENNE (Belgique) 69th annual Cannes Film Festival in Cannes, France, May 2016. The film festival will run from 11 to 22 May. LaPresse Only italy 69° Festival di Cannes - Photocall del film 'La Fille' WOS160518946

CANNES. Fanno un mezzo buco nell'acqua Jean-Pierre e Luc Dardenne con "La fille inconnue", il loro film più debole, tiepidamente accolto a Cannes tra timidi applausi, qualche fischio e la quasi totale indifferenza.

Per realizzare il nuovo lungometraggio, i fratelli di Liège, habitué del Festival con otto film selezionati fino a oggi e due Palme d'oro (più svariati altri premi), sono tornati a girare nella periferia della loro città. Qui, hanno ambientato «una storia che era nel cassetto da diversi anni» - dichiarano all'incontro con la stampa - che ha per protagonista una giovane dottoressa di nome Jenny (Adèle Haenel, già apprezzata in "Les combattants"), ossessionata dal senso di colpa per non aver aperto la porta a una ragazza che aveva suonato al campanello del suo ambulatorio fuori dall'orario di apertura, ritrovata morta nei paraggi il giorno seguente.

È ancora un dilemma morale - come sempre punto focale nella filmografia dei registi - a scatenare gli eventi, ed è nuovamente un personaggio femminile caparbiamente ostinato, come già la Marion Cotillard di "Due giorni, una notte" e la premiata Émilie Dequenne in "Rosetta", a interessare la coppia di autori, «convinti - affermano dalla Croisette - che siano le donne il futuro dell'umanità, perché sono loro a portare avanti la società». Sentendosi in parte responsabile per la morte della ragazza, Jenny sente il dovere di improvvisarsi "signorina in giallo" e provare a risolvere il mistero sull'identità della ragazza, ritrovata senza documenti dalla polizia. L'indagine è ovviamente solo il pretesto per descrivere un contesto sociale disagiato, completamente privo, stavolta, di partecipazione e di pathos.

Come Allen e Almodovar nei giorni scorsi (per Loach il discorso è un po' diverso), anche i Dardenne sembrano autori che stanno progressivamente ripiegando su se stessi, fermi a pescare le carte sempre dallo stesso mazzo. E vale anche per Brillante Mendoza, nome affermato nella cinematografia filippina in concorso con "Ma Rosa", viaggio nella corruzione di Manila senza l'ombra della disperazione di un tempo.

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