“Pulcis in fundo”, l’amore per i cani diventa arte con Zevola e Rosada

Gli animali spesso sono stati al centro di un poema. D’altra parte non c’è grande artista che non sia stato immortalato con il proprio cane o, più spesso, con il proprio gatto. L’amore animale,...

Gli animali spesso sono stati al centro di un poema. D’altra parte non c’è grande artista che non sia stato immortalato con il proprio cane o, più spesso, con il proprio gatto. L’amore animale, questo impenetrabile fenomeno sentimentale, sostenuto certo da un affetto gratuito, sincero, privo di interesse. Questo è senz’altro il suo fascino, la gratuità del sentimento, spesso capace di raggiungere lo struggimento. Un codice comune, in tal senso, è quello che unisce il poeta Alessandro Rosada e il celebre artista Oreste Zevola, scomparso nel 2014.

Rosada, tra i creativi più vitali della città, ha realizzato “Pulcis in fundo” (Edizioni Torbandena), un libro catalogo in occasione di una mostra su Zevola, di cui comunque rimarrà anche questa pubblicazione: sobria, misurata, complementare. Autore e disegnatore sono stati molto amici, si capisce da una lettera pubblicata nel piccolo volume e lo stesso Rosada confessa che, appena vide i disegni di Zevola, pensò: «Ma questo disegna come io scrivo». Da lì è sorta una profonda amicizia, ma certo non fu l’unico motivo. Le affinità elettive avevano ben altre parentele, senza nulla togliere alle rispettive arti, e il principale codice comune è stato: l’amore per i cani.

Zevola, per chi non lo sa, amò i cani con uno spirito quasi missionario, un vero e autentico amore, non a caso ha voluto che le sue ceneri fossero sepolte nel suo canile, a Licola, vicino a Napoli. Il libro procede in un percorso parallelo, ai disegni dell’artista fanno da contro canto le poesie di Rosada. Non è il primo testo firmato da entrambi, ce n’è una lunga lista prima di questo. Ma effettivamente i due autori hanno molto in comune, un tratto asciutto, nelle rispettive discipline, entrambi amano spaziare e sperimentare, ma partendo da realtà basiche come l’amore per la propria città o l’amore per i cani. Zevola è stato esposto nelle principali gallerie e nei più prestigiosi musei mondiali, un tratto esotico e felice declinato al bello, anche quello più funzionale come l’artigianato. Rosada, dal canto suo, è una delle migliori penne in versi della città, esente da ogni retorica che lo avvicina alla chirurgica parola di un Gianpiero Neri, il poeta lombardo, d’altra parte Rosada ha vissuto molto a Milano.

“Pulcis in fundo” conserva quella traccia stilistica. Tra le illustrazioni passano in rassegna i versi dedicati a Yoko, Lula e a molti altri cani, compresi quelli amati da Zevola. Ma naturalmente non siamo all’interno di un libro confessionale o memoriale. Rosada è autore raffinatissimo, per cui anche l’intimità di quell’amore non sosta in privati sfoghi, ma diviene collettivo, comune, in sintonia con ogni dimensione quotidiana.

Mary Barbara Tolusso

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