Quando la Hack si arrabbiava per questo Paese da operetta

Raccolti i suoi pensieri liberi nel volume “Pan di stelle” da Sperling & Kupfer
Di Alessandro Mezzena Lona

di Alessandro Mezzena Lona

Per tutti era la signora delle stelle. L’astrofisica che aveva svelato i segreti dell’universo anche a chi, quando si parla di scienza, comincia ad avere il singhiozzo. Una studiosa stimata e acclamata, una divulgatrice ascoltata e apprezzata. Eppure lei, Margherita Hack, non riusciva proprio a starsene chiusa nel suo mondo di libri. Non era capace di autoescludersi dal dibattito politico, dal commentare la deriva imbarazzante dell’Italia o le mille suggestioni che arrivano ogni giorno dal mondo globalizzato.

Per tutta la sua lunga vita, durata 91 anni e terminata nel giugno 2013, accanto alla signora delle stelle c’è sempre stata una Hack capace di indignarsi, di discutere, di polemizzare. Ed è proprio alla Margherita che sapeva far convivere perfettamente la scienza con la vita che è dedicato il libro “Pan di stelle. Il mondo come lo vedo io”, pubblicato a cura di Cristiana Pulcinelli da Sperling e Kupfer (pagg. 184, euro 16, disponibile anche in versione e-book). Raccoglie una buona scelta di scritti che l’astrofisica ha pubblicato, tra il 1996 e il 2013, sul quotidiano “L’Unità”. In particolare nella rubrica “Pan di stelle”, ma non solo.

Icona «del pensiero libero e dell’anticonformismo», come scrive Umberto Veronesi nella prefazione al volume, Margherita Hack era abituata a parlare senza usare troppi giri di parole. E anche quando scriveva, preferiva andare dritta per la propria strada. Convinta che la voce dei cittadini ha così poca forza per farsi ascoltare nei piani alti del Potere, che talvolta bisogna dire le cose in maniera forte e chiara.

E il bello è che le sue invettive, rilette oggi, non invecchiano. Se pensiamo che nel 2012, in uno dei suoi testi brevi per “Pan di stelle”, sparava a zero contro chi aveva accusato Lucio Dalla di essere un ipocrita. Perché, in vita, non aveva mai trovato il coraggio per confessare la propria omosessualità. «Non mi pare sia un obbligo raccontare i propri fatti personali. Inoltre mi stupisco che ancora oggi faccia scalpore essere omosessuali», commentava la Hack. E poche righe più in basso, riferendosi a una della tante ruberie politiche denunciate dalla Procura di Milano, si chiedeva: «Possibile che siamo in un Paese di ladri? Oppure la gente comune è migliore di chi si trova ai posti di comando». Identiche domande sono rimbalzate tra tv e quotidiani, pochi giorni fa, proprio a causa del terremoto tangenti che ha travolto Venezia e il Veneto.

Vegetariana «non per merito mio», ma perché i genitori l’avevano educata a rispettare gli animali e a tenersi lontana da un cibo ottenuto facendo soffrire creature inermi, Margherita Hack sparava a zero contro un sistema in cui «gli stipendi dei lavoratori italiani risultano i più bassi in Europa» Anche perché le prebende incassate dai vip, al contrario, sono tra le più alte. E poi lei, sportivissima fino a oltre gli ottant’anni, confessava di non considerare più il calcio uno sport per cui entusiasmarsi. Perché vince sempre chi ha più soldi, chi imbottisce la squadra di superstar. Gli altri arrancano in fondo alla classifica.

Non mostrava troppa simpatioa per. Beppe Grillo e i suoi 5 Stelle: le ricordavano il vecchio partito dell’Uomo Qualunque. Però ammetteva che davanti a personaggi come «il Pio Formigoni e Bossi, che abbaiava contro Roma ladrona mentre la famiglia, moglie e figli compresi, pescava a man bassa dai soldi dei partiti», la rivolta dei grillini appariva come «il risultato dello sdegno della gente che fatica ad arrivare alla fine del mese». In un Paese da operetta che non sa parlare neanche una lingua correttamente, però si riempie la bocca di “location”, “welfare”, “authority”.

Si ribellava alle ingerenze del Vaticano nella vita italiana, Margherita Hack. Convinta, da atea militante, che uno Stato laico deve rispettare la libertà di tutti e non appendere simboli religiosi negli uffici pubblici. Sparava a zero contro i governi, tutti, senza risparmiarne nemmeno uno, che tagliano i soldi alla ricerca. Danno più contributi alle scuole private che a quelle pubbliche. E ghettizzano gli immigrati.

Non sapeva, non voleva stare zitta, Margherita Hack. E rileggendo questi suoi scritti si viene presi dal magone. Perché una voce libera come la sua, che si schieri sempre dalla parte dei deboli, oggi non è poi così facile trovarla in Italia.

alemezlo

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