Quel sogno di stringere la mano a Eddie la voce
Al suo funerale, sulla bara, non c'erano solo i fiori, ma anche un pezzo di carta stampato. Il biglietto di un concerto importante, quello dei Pearl Jam, che si sarebbe tenuto sei mesi dopo a Trieste. Una città d'arte e scrittori, distante 700 chilometri da L'Aquila e dalle macerie del terremoto. Perché un po' artista forse si sentiva pure lui, Mario Celli, abruzzese di 32 anni, specializzando in Ostetricia e Ginecologia che ha trovato morte sul Gran Sasso.
A fine gennaio una slavina se l'è portato via, strappandolo all'affetto di genitori, fidanzata, colleghi e amici d'una vita. Che ora, per ricordarlo, hanno intrapreso al posto suo un viaggio di chilometri e chilometri nell'intento di essere sul prato, stasera, del Nereo Rocco e portare così la presenza di Mario al concerto dei PJ, la band di cui lo sfortunato giovane era un irriducibile fan. Insieme gli amici hanno noleggiato un mezzo e ieri sono partiti. A Trieste, per seguire questa staffetta spontanea, c'è anche la stampa abruzzese e Fabio Iuliano della testata de “Il Centro”, che documenterà la missione con reportage e video, in diretta Twitter.
Dalla tragica scomparsa del medico aquilano, appassionato di rock, volontariato e snowboard, sono fiorite iniziative buone. Come ha scritto Marianna Gianforte, per ricordare Mario gli amici hanno organizzato corsi di prevenzione per incidenti in montagna, mentre un'aula dedicata al Bls-emergenze (tecniche di primo soccorso) gli è stata intitolata alla facoltà di Medicina. Centinaia di persone, lo scorso inverno all'Irish pub di Pianola, hanno partecipato a una serata organizzata dal migliore amico, Daniele Millimaggi, proprio sulle note dei PJ. Mario, quand'era in vita, cantava. E la sua canzone preferita era “Black”. “We know you'll be a star” è stato il motto dell'iniziativa di Pianola, ripreso da un verso di Black. Adesso i suoi amici sognano di stringere la mano di Eddie Vedder, per lui. Che non c'è più.
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