Steve Paxton, un Leone d’oro dall’America

Premiato a Ca’ Giustinian il coreogrado: «Sono commosso, cinquant’anni fa sbarcavo per la prima volta a Venezia»
Di Edoardo Marchi

VENEZIA. Il Leone d'oro alla carriera, per la Biennale Danza del 2014, quest’anno è stato assegnato al coreografo statunitense Steve Paxton. Il Leone d'argento per l'innovazione nella danza, ieri mattina nella cerimonia che si è svolta a Ca’ Giustinian a Venezia, è andato a Michele Di Stefano, fondatore del gruppo Mk.

Consegnando il Leone d'oro, il presidente della Biennale Paolo Baratta ha sottolineato come questo premio «esprima l'attenzione alla grande carriera ma anche alla ricerca che l'arte deve fare» concludendo che «Steve Paxton è proprio colui che ha saputo fare della ricerca e non del successo lo scopo di una vita».

Steve Paxton si è dichiarato «commosso di ricevere questo premio a 50 anni di distanza dal suo primo arrivo nella città di Venezia».

E alla nona Biennale Danza, ieri sera al Teatro alle Tese è arrivato Laurent Chétouane, regista e coreografo francese che in Germania ha trovato il successo e ha fatto discutere per l’originalità dei suoi lavori. A Venezia Chétouane ha presentato “Sacré sacre du printemps”, una nuova interpretazione di un classico della musica e della danza.

Chétouane mette in discussione l’idea stessa che sta alla base della Sagra della primavera, dove il diverso viene collocato al centro della società per esserne assimilato. Nella sua versione, invece, la Sagra della primavera diviene un rito contemporaneo dell’altro, che rimane altro e accettato nella sua differenza.

«La scenografia di Patrick Koch, fatta di pareti mobili grigie sulle quali scintillano di tanto in tanto scene di paesaggi costieri – scrive Dorion Weickmann sulla Süddeutsche Zeitung - ricorda un oceano attraverso il quale si fanno strada i sette danzatori. Invece di un viaggio che si rifà a quello originale nella Russia pagana attraverso il rituale arcaico di Stravinskij, questo programma offre una sorta di spedizione sott’acqua verso la fonte della vita, le profondità infinite del mare».

Ad abticipare lo spettacolo è stata la performance “Post grammatica” di Helen Cerina, parte del ciclo “Vita Nova”, dedicato a coreografie, tutte sul tema dei giochi popolari, per i giovani interpreti di Biennale College – Danza, tra i 10 e i 14 anni.

Oggi, alla Biennale Danza, gli appuntamenti iniziano sin dal mattino al Teatrino di Palazzo Grassi con l’ironia e il non sense del duo Burrows e Fargion, autori e interpreti di Body Not Fit For Purpose, e con la star d’oltralpe Jérôme Bel e il suo “Senza titolo”, esempio eclatante dell’anti-coreografia europea. Uscendo da Palazzo Grassi si può sostare nel Campo Novo (dietro Campo Santo Stefano), dove Cristina Rizzo presenta uno dei suoi due lavori ispirati alla musica di Ravel: Bolero variazioni.

Nel pomeriggio L’appuntamento con Luisa Cortesi è a Ca’ Giustinian, dove, subito dopo, si potrà assistere a “The Madonna Project” di Burrows e Fargion, che per questo pezzo fulminante prendono le mosse dalla “Madonna col bambino in gloria” di Giovanni Bellini.

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