Tra i classici di Gelmo foglie di salvia fritte

Esistono posti, nell’immediata periferia, che sembrano quasi invisibili. La recente tendenza di concentrare tutti i locali in centro, meglio se sulla Rive, unita al timor panico di rilassarsi un po’ fuori dalle rotte consuete, salvo poi venir massacrati dagli alcolimetri, ha reso lontane, quasi inavvicinabili anche location situate a dieci minuti dal cuore cittadino.
Ed è un peccato perchè così si fa torto sia allo spirito d’avventura enogastronomica che è dentro di noi, sia a quei gestori che, pur soffrendo per la posizione defilata della loro trattoria o ristorante, hanno parecchio da offrire. Prendete questo “Gelmo”, ad esempio. Sta in una località che tutti, prima o poi devono visitare, Cattinara. Anzi, per essere ancora più chiari, è a non più di 200 metri dall’ospedale cittadino, nel punto in cui la strada si biforca e da una parte va verso il distributore di benzina e dall’altra verso la Val Rosandra o il Carso.
Quando poi si scopre che esiste da novant’anni, e che Gelmo è il nome del fondatore e bisnonno degli attuali titolari viene quasi da sentirsi in colpa per non averlo frequentato prima. Perchè il posto, va detto, vale la pena. È una di quelle (poche) trattorie sopravvissute alle nuove tendenze, alla ricerca del superfluo, alla negazione delle origini. Piatti dei quali qui, sotto la bella pergola all’aperto o di fronte al bel caminetto interno, potete fare scorpacciata.
La carne, come spesso in esercizi di questo tipo, è protagonista assoluta, facilitata dall’avere a disposizione la brace. Tuffatevi pure con fiducia in un oceano di costate e pljesjkavice, cevapcici e omboletti, salsicce e spiedini, polli e filetti gustosi come pochi, anche nella variante a base di cavallo. Giorgio e la sorella Katja, i giovani gestori, uniti a uno staff simpaticissimo vi faranno strada attraverso un menù che non manca di comprendere le classiche “glorie” triestine, come gli gnocchi col goulash e alcuni inaspettati “appetizer” come la tartina con un fantastico lardo o le foglie di salvia fritte, assolutamente sorprendenti.
Il “dipiù”, come spesso succede in posti del genere, arriva con l’ambiente. Bella e calda la parte, diciamo così, invernale, che fa tanto vecchio focolare, mentre Giorgio si avvicina alle braci e depone sulla griglia la carne senza che all’esterno fuoriesca neanche un minimo di odore. Fresco ed estivo lo spazio esterno, con una piacevole brezza che soffia solo in quel punto e che, soprattutto nella bella stagione, vi consente di gustare il cibo senza essere costretti a fastidiose sudate.
Per quanto riguarda le bevande, se volete scegliere l’eterno “vino della casa”, non rischiate cerchi alla testa ma se, invece, volete lanciarvi su qualche etichetta di rilievo ci sono alcune sorprese, nel senso di prodotti di aziende poco conosciute, di assoluto valore. Fatevi consigliare e non sbaglierete. Sui 20-25 euro, frescamente spesi.
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